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Attualità

MANIFESTO DEL CIVISMO VARESINO

DANIELE ZANZI - 16/01/2015

Varese2.0

#Varese2.0 al lavoro

I have a dream !”, scusatemi l’impertinente raffronto con questa celebre frase, ma è l’unica che mi è venuta in mente per sintetizzare un mio sogno, per altro condiviso con molti. Quello di portare un reale cambiamento nella nostra città.

Utopia” diranno molti; “parole al vento: tanto non cambierà nulla” penseranno altri. Frasi e stati d’animo comprensibili, visti i tempi e la disaffezione alla partecipazione che un certo modo di fare politica quotidianamente ci inculca. Un’apatia, una rassegnazione cupa e senza speranza che si percepiscono ovunque; c’è chi getta la spugna e incoraggia i propri figli a fare le valigie e a scappare via, quasi biasimando chi ha il coraggio – dico invece io – di rimanere.

I comportamenti normali, di comune buon senso e moralità – la meritocrazia, la competenza, l’onestà intellettuale e materiale, il disinteresse nell’agire, l’ascolto – vengono intesi come anormalità.

Si giunge al paradosso di accettare come prassi comune condivisibile la furbizia, l’anteporre il proprio tornaconto personale a quello pubblico; la piccola corruzione quotidiana, la raccomandazione, il successo e la carriera professionale basate sull’opportunismo sono divenute quasi virtù da esibire, comportamenti normali, ormai entrati nel comune senso d’essere. Anormale diventa oggi chi cerca di starne fuori.

Una “trasvalutazione dei valori”, parafrasando Federico Nietzsche.

Penso che la parola d’ordine sia invece oggi quella del “resistere, resistere”, dando testimonianza quotidiana della volontà di partecipare apertamente e alla luce del sole e di cambiare insieme unendo le forze positive e propositive.

È per questo che, poco prima di Natale, non senza alcuni mal di pancia – del resto prevedibili – le molte voci dei differenti Comitati Civici varesini hanno deciso di rinunciare alle proprie individualità e di unire le forze confluendo nel Comitato #Varese2.0 che ha rappresentato un polo aggregante di rilevo per la sua tenace opposizione alla costruzione del parcheggio alla Prima Cappella.

La decisione era nell’aria da tempo; direi quasi inevitabile, perché è solo l’unione che può dare consapevolezza e nuova linfa alla partecipazione attiva dei cittadini. È solo stendendo ponti e non elevando muri che si può costruire qualcosa di duraturo e stabile, qualcosa che abbia un futuro e non si esaurisca nel singolo problema o nella protesta settaria. Decisione non semplice e non priva di rischi, potenzialmente disaggregante perché quando si sceglie l’unione si è costretti a chiudere i diversi campanili e orticelli, coltivati magari con tanti sforzi e sudore. Ognuno inevitabilmente rinuncia a qualcosa nella convinzione che il “sacrificio” andrà a vantaggio di una causa comune condivisa. Il “divide et impera” è d’altro canto un vecchio e pur sempre attuale trucco che stabilizza l’autorità costituita; è la vecchia manzoniana storia di Renzo e dei polli che si beccano anche nel loro infausto destino.

Varese negli ultimi anni ha visto il nascere di differenti e numerose realtà aggreganti; ognuna con le sue peculiarità e i suoi scopi. Molti degli obiettivi sono stati raggiunti o sono sulla via di un definitivo ripensamento: il parcheggio a Villa Augusta, quello a Villa Mylius, l’Arcisate – Stabio, la cava Nidoli, l’affare cipressi agli Estensi, il parcheggio alla Prima Capella che le ultime notizie danno anch’esso forse in stand-by. Altri invece, nonostante l’impegno e le giuste ragioni, non sono andati a buon fine: è il caso del Comitato d’ opposizione al Ponte del Sorriso localizzato al Del Ponte tra i primi a smuovere le acque a Varese.

Ma di sicuro, quando esploderanno le contraddizioni e le lacune che un tale progetto porterà, qualcuno a Varese si ricorderà che alcuni si opposero – eccome ! – all’opera e il loro agire avrà giustizia e riconoscimento.

Opponendosi a tali progetti, i cittadini hanno avuto un ruolo fondamentale non perché, come continua a sostenere la Giunta, portatori di interessi partitici o supportati da lobbies di giornalisti compiacenti, ma per il semplice e chiaro motivo che le loro argomentazioni sono sacrosante e documentate; e di fronte all’evidenza anche il gigante trema e vacilla.

I Comitati uniti dunque si apprestano ad un deciso salto di qualità: da aggregazione di cittadini che si oppongono a cittadini che propongono, forti delle loro competenze e professionalità, che non hanno appartenenze, e della loro conoscenza del territorio con le sue reali esigenze e priorità.

Sono convinto che si debba anzitutto operare con una visione alta del destino urbanistico e vocazionale di Varese. Tutto il resto vi ruoterà attorno. Sino ad ora si è proceduto per spot, con masterplan e accordi di programma ritagliati solo su di uno spizzico di città e non sulla sua globalità. Magari alcuni progetti erano e sono validi, ma risultano completamente isolati da una visione globale di cosa Varese vorrà essere.

A breve #Varese2.0 elaborerà il “Manifesto del civismo varesino” che sarà reso pubblico e sintetizzerà i principi di una idea diversa di città e di una diverso modo di amministrare e di partecipare.

La risposta a chi, strumentalmente, accusa i componenti del Comitato di essere solo dei “signori no a prescindere” è che solo uniti si avrà la forza di dare risposte propositive; e il primo frutto di tale lavoro è la presentazione di un nuovo masterplan per Piazza Repubblica, alternativo all’attuale che come ebbi già a scrivere su queste pagine è da rivedere nei principi, nei volumi e nelle finalità. Si metteranno a disposizione della città le libere competenze di architetti, paesaggisti, urbanisti, agronomi, avvocati, uomini di spettacolo e di cultura per presentare una proposta concreta, anche magari, perché no?, provocatoria capace di stimolare ed accendere il dibattito cittadino.

Un comitato civico deve avere anche questa funzione, quella di essere da stimolo alla discussione, perché anche dal confronto civile e ragionato una città vive.

Auspico dunque che il Comitato possa divenire un pungolo ideale, capace di attrarre le tante intelligenze e risorse umane di cui Varese dispone, tutte finalizzate ad impedire la morte, nell’anonimato e nel progressivo declino, della nostra amatissima città!

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