Giovedì 8 gennaio, mentre ascoltavo alla radio le tragiche notizie provenienti da Parigi, che informavano dell’assalto alla redazione della rivista satirica Charlie Hebdo, ho provato, come penso tanti altri, un sentimento di profondo cordoglio per le vittime. Così alla sera dopo cena, anche per esprimere in qualche modo la mia solidarietà per i redattori uccisi, ho passato in rassegna molte delle vignette della rivista reperibili su Google.
Non avevo mai letto quella rivista, anche se poi mi sono reso conto di aver già visto in passato, ahimè, una di quelle immagini.
Devo confessare che ho trovato le vignette di Charlie Hebdo molto volgari e poco spiritose ed in non pochi casi offensive della mia sensibilità di credente.
Mi potrete dire “ma cosa ce ne importa della tua sensibilità di credente, nella nostra società democratica vige il diritto di offendere” (lo chiamano libertà di espressione) ed in effetti è così, si può offendere chiunque, a parte qualche categoria protetta.
Ma la questione più importante è un’altra ed è una questione che c’entra con la possibilità o meno che la nostra società possa tentare di difendersi dalla minaccia del fondamentalismo islamico: qual’è la posizione culturale espressa da quella rivista? Chi è Charlie ed in che cosa crede? Naturalmente non crede in niente, se non nella possibilità di dire che tutto è “merde”, parola che rappresenta la versione transalpina corrente del termine nichilismo.
Come già diceva Andrè Malraux: «Non c’è ideale al quale possiamo sacrificarci, perché di tutti gli ideali noi conosciamo le menzogne, noi che non sappiamo cosa sia la verità».
Ma se l’Europa è questa, se Charlie Hebdo rappresenta la nostra identità europea, pensate davvero che essa possa avere una qualche possibilità di difendersi dalla minaccia del fondamentalismo? Sopratutto adesso che il fondamentalismo ha iniziato ad avere in Asia ed in Africa i suoi califfati, che stanno vincendo le loro battaglie?
I fondamentalisti sanno bene per che cosa uccidono e per che cosa sono disposti a morire, ma noi? C’è qualcosa per cui siamo disposti a sacrificarci?
Sulla copertina dell’ultimo numero della rivista Charlie Hebdo hanno scritto “tutto è perdonato”, è come un fiore cristiano spuntato inatteso, che apre la possibilità di una nuova storia.
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