I commenti letti e ascoltati dopo i tragici avvenimenti di Parigi mi pare ripropongano ancora una volta uno dei grandi temi, e difetti, del nostro mondo occidentale, quello dell’egocentrismo culturale. Anche se non sarebbe necessario dico che valori come il rispetto della vita e delle libertà individuali, il non uccidere, la giustizia eccetera sono irrinunciabili e al fondo della convivenza umana ovunque. Poi mi domando: perché però quello che va bene per noi, al di fuori di quei valori frutto della nostra cultura e della nostra tradizione, deve per forza andare bene anche per gli altri?
Gli altri in questo caso fanno parte del mondo che va dall’Indonesia al Marocco, un mondo grande con una sua storia, una sua dignità, una sua cultura e con la sua profonda, sentita e vissuta fede religiosa. Un mondo nel quale, al sorgere e al tramontare del sole, un’ora dopo l’altra, dall’Oceano indiano all’Atlantico la preghiera del muezzin entra nelle case, nei vicoli, nelle strade di città e paesi, si perde nei deserti e sui mari. E’ un mondo che chiede di essere rispettato, come noi chiediamo ovviamente di rispettare il nostro e di potere suonare, alle stesse ore, le nostre campane.
Perché però il nostro mondo dobbiamo considerarlo migliore? Perché alcune cose nostre devono andare bene anche a loro, come la satira? La satira: non si può negare che un certo tipo di satira, se ha un senso, ce l’ha ed è capibile quasi solo nel mondo nel quale nasce. Ad esempio le barzellette di un nostro recente presidente del Consiglio dei Ministri facevano ridere quasi soltanto, e per forza, quelli di quel suo mondo, mentre gli altri si vergognavano. Perché dobbiamo pretendere che un certo tipo di satira debba essere accettata da altre culture, in questo caso mussulmana, quando oltretutto quest’ultima si vede presa in giro proprio nei suoi valori più profondi? Non è questo egocentrismo?
p.s 1. Gaspare Morgione, bravo e famoso vignettista, mi disse una volta che la buona satira, per esserlo, deve divertire un po’ tutti, anche coloro che sono direttamente presi a bersaglio.
p.s. 2. La moschea a Varese: non posso dimenticare il diritto di ciascuno di praticare la propria fede in un luogo dignitoso e non, quasi di nascosto, in uno scantinato, come capita oggi alla comunità mussulmana che vive tra noi. Se ne vedono in tutta Europa di moschee, perché non da noi? Non si tratta di tolleranza, parola secondo me brutta in questi casi. Si tratta di democrazia, di diritti, di uguaglianza e di rispetto delle libertà personali. Credo che Varese ne guadagnerebbe perché sarebbe più civile, più bella, moderna ed accogliente. p.s. 3. Si può sperare che almeno in occasione di avvenimenti tragici che ci interrogano profondamente come quelli di Parigi, alle trasmissioni televisive non vengano invitati a parlarci persone come Daniela Santanchè e Matteo Salvini che non fanno altro, ripetendo le solite stesse cose indipendentemente dai temi, che impoverire e umiliare qualsiasi argomento e dibattito?
Carlo Meazza
You must be logged in to post a comment Login