Nella scena del battesimo presso il fiume Giordano sorprende la posizione di Gesù: il puro di Dio, si mette in fila con i peccatori, come l’ultimo di tutti. La posizione “periferica” (per dirla con una categoria rilanciata dallo stile di papa Francesco) sarà una costante nella vita del Signore, che alla nascita apprezza le premure di umili pastori e nell’ora della morte accetta la compagnia di due riconosciuti malfattori.
Credo sia stata una scelta motivata: se costui vuol essere l’amico, anzi il Salvatore di tutti, doveva entrare nel mondo dal punto più basso, in modo che nessuno lo sentisse lontano; se poi ha preferito stare con i reietti della società di allora, era perché nessuno si sentisse escluso.
Quando Giovanni Battista se ne accorge, vorrebbe impedirgli di farsi battezzare da lui: quel “giusto” tra i peccatori gli appare fuori posto. Non capendo il senso di quel gesto, si ritrae, come per esserne estraneo.
Ma questa è l’unica cosa da fare entrambi: adempiere ogni giustizia. D’ora in poi non ci sarà più alcuna distanza tra il Puro e gli impuri, perché lui è venuto a salvare chi si era perduto. Tutti devono sapere che Gesù è il punto di incontro tra Dio e l’uomo. Racconta l’evangelista: in quel luogo si aprirono i cieli, scese lo Spirito e si udì la voce del Padre, che fa una solenne ‘dichiarazione d’amore': Gesù è il Figlio beneamato, nel quale tutti noi siamo amati allo stesso modo, con la stessa intensità e lo stesso slancio!
Figlio è il nome (suo e nostro) che dice la dipendenza-somiglianza col Padre; prediletto è la condizione beata di chi prima di ogni merito, gode di un amore immotivato, gratuito; mio compiacimento – appellativo inusuale, ma dolcissimo – equivale a un complimento che ci si scambia tra confidenti: ‘tu mi piaci’, ‘mi fai felice’, ‘per me è bello stare con te’.
Ma quale gioia verrà a Dio da noi che siamo povera argilla plasmata dalle sue mani, fragili come una canna incrinata, deboli come uno stoppino dalla fiamma smorta…? Eppure – si legge nei Proverbi – “la sua delizia è stare con i figli dell’uomo” (8,31). Al nostro battesimo anche per noi una voce ha ripetuto: figlio mio caro, che mi assomigli tanto, quanto ti voglio bene, tu sei la mia gioia! All’origine della nostra vita, quando non ci accorgevamo neppure di essere al mondo, Qualcuno già pensava a noi, faceva progetti su di noi, ci voleva suoi figli carissimi.
Ma di fronte al figlio che, sbagliando, si ribella, la Chiesa reagisce da madre e da mediatrice: organizza intorno a lui un assedio d’amore, ricorre alla preghiera, fa risuonare al suo orecchio la parola di Dio, gli mostra Colui che sulla croce gli spalanca le braccia e il cuore, gli addita l’esempio dei suoi figli più buoni, gli richiama le rinunce e le promesse del Battesimo, mette in opera l’influsso vitale della comunione dei santi e della reversibilità dei meriti, e non si arrende finché non l’abbia riconquistato allo stato di grazia e ad un più perfetto inserimento nella vita ecclesiale.
Il peccatore battezzato è un membro malato di un organismo sano, è la cellula contaminata dl corpo senza macchia del Figlio di Dio.
Ai cristiani Gandhi rivolge un bell’augurio: “Mi piace il Vangelo di Cristo come la rosa; la rosa non ha linguaggio ma ha profumo ed anche un cieco che le passa accanto avverte la sua presenza. Il vostro Vangelo è più bello di quello della rosa; lasciate che ci parli la vostra vita”.
You must be logged in to post a comment Login