“Spero bene che dopo un Natale che più tradizionale non si poteva, tu abbia fatto un bel Capodanno alternativo!” Sebastiano mi provoca, sto sulle mie.
“Che cosa intendi per alternativo?”.
“Niente veglione, né salmone, né spumantone, né zampone e lenticchie, magari nemmeno la cenetta con gli amici. Io ho seguito l’idea di Gianluca Nicoletti di Radio 24: obiettori al capodanno. Niente di niente, un giorno come un altro; che cos’è la fine dell’anno? Una pura convenzione, non c’è niente per cui ridere, niente per cui piangere, niente da ricordare, niente che ci aiuti a dimenticare i malanni, i rompiscatole, l’età che avanza (da pochi giorni sono …tanta). Spero che non ti sia fatto tentare, almeno tu, con tutti i tuoi buoni principi e il tuo anticonformismo, il tuo amore per il paradosso, dalla banale idea di mangiare e bere e sparare botti!”
“Ma sì, ho fatto anch’io una cosa diversa, sono stato a teatro, a un musical, ‘La fami…”.
“Un MIUUUsikOOLL! Ma come ti è venuto in mente? Un’americanata pazzesca! I tuoi figli in baita, fuori dal mondo, riscaldati dal fuoco a legna e voi vecchietti a vedere … che cosa?”
“La famiglia Addams”.
“Addams? Totalmente andati, siete! Scemenze, pure vecchie di cent’anni, macabre e iconoclaste. Ti sei fatto trascinare dal Desti, sono sicuro, I sogni degli ingenui finiscono in incubi. Vi hanno almeno terrorizzato?”.
“Ma va’, ci siamo divertiti, un divertimento mostruoso, è il caso di dirlo. Una produzione curata, cantanti e attori simpatici e preparati. La trama per niente macabra, anzi, la classica storia d’amore di due giovani che provengono da famiglie e culture diverse e che devono superare le rigidità preconcette, direi quasi ideologiche delle rispettive famiglie. La forza di cambiamento che muove i due giovani arriva ad incidere sulla apparente inconciliabilità dei modi di vivere, grazie all’amore che papà Addams nutre in pari misura per la moglie e la figlia, complice anche lo zio Fenster, una specie di Onirio, un sognatore ad occhi aperti che però aiuta tutti a tornare alla normalità”.
“La forza di cambiamento sarebbe tornare alla normalità?”.
“Magari sì! Ricordi l’ironia di Lucio Dalla: ‘L’impresa eccezionale è essere normale.’ Per potere dialogare e collaborare tra diversi occorre una specie di normalità, la certezza di non essere messi in pericolo dall’altro, dalla sua diversità. Pensa a tutte le difficoltà di convivenza, dai quartieri di periferia, non solo di Roma, alle zone di crisi internazionali, oggi a questo assurdo attentato terroristico di Parigi. Le grandi rotture epocali sono traumi, non cambiamenti. Ma capisco anche che la parola ‘normalità’ possa evocarti fantasmi di appiattimento culturale, di emarginazione dei diversi. Proviamo ad usare ‘conciliazione’, una parola che ha pure un sapore cristiano, pensando ai concilii, convocati per mettere fine alle discordie. E nonostante che gli etimologisti richiamino le radici greche dei verbi che significano andare o chiamare, a me piace inventarmi un etimo diverso: avere lo stesso ciglio, lo stesso sguardo: ‘conciliante’ come il contrario di ‘accigliato’, tanto per capirci”.
“Mi sembra che ignori che il progresso deve distruggere gli ostacoli dell’ignoranza e del pregiudizio, perché accada la novità? Oscurantismo contro illuminismo”.
“Forse dico non il contrario, ma l’inverso: che la novità sta nel progredire come tale, nell’arricchirsi di quello che già esisteva, di modo che il futuro non è la cancellazione del passato. Quindi possiamo concludere, a dispetto sia dei negatori del capodanno, sia di quelli che lo esaltano come rimedio per dimenticarsi del tempo, che ogni momento è capodanno, un istante immateriale tra il passato e il futuro, che il presente è fatto da noi, dalla nostra coscienza, dalla nostra libertà di aderire alla realtà nello stesso momento in cui desideriamo e lottiamo per la realizzazione di quel desiderio”.
“Mi pare un concetto e un proposito troppo difficile …”.
“Persino la famiglia Addams lo ha imparato e lo chiama ‘amore’”.
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