La Varese solidale accenderà il falò di S. Antonio nella tradizionale festa della Motta del prossimo 17 gennaio. Ai “Monelli” il merito di avere scelto di dare un segno importante, innovativo nella nostra città. Saranno infatti i rappresentanti delle diverse associazioni e realtà di volontariato sociale operanti sul territorio a dare fuoco alla catasta di legna che da decenni marca la tradizione e la storia del capoluogo. Un gesto simbolico, se vogliamo, ma apripista della volontà di coordinare tra loro le tante organizzazioni che operano nei confronti degli emarginati, degli indigenti, delle persone sole, anziane, in difficoltà: la nostra provincia e la città di Varese hanno infatti all’attivo centinaia e centinaia di persone che, oltre il proprio impegno lavorativo e familiare, scelgono con costanza di essere al servizio di quelle fasce di popolazione che, per diverse ragioni, necessitano dell’aiuto, della solidarietà e della vicinanza altrui. Impossibile definire questo fiume silenzioso che a Varese ha ormai fatto storia per numero e qualità dell’offerta: basta cliccare alla voce “volontariato Varese” su qualsiasi motore di ricerca per perdersi nella miriade di opportunità di interventi.
È questo il lato migliore di Varese, quello che la fa uscire dalle sommarie caratterizzazioni dovute alle vicende politiche degli ultimi decenni, che la conduce oltre le riduttive e semplicistiche definizioni di città chiusa e autoreferente. Accanto al gesto significativo di assegnare ai volontari il ruolo, abitualmente riservato a politici ed amministratori, nell’accensione del falò anche la proposta concreta di trovare forme e modalità di coordinamento di tutto il variegato e qualificato mondo dell’associazionismo sociale: una settimana prima della festa della Motta infatti un rappresentante per ogni realtà di volontariato si è ritrovato in una riunione volta a conoscere il progetto di unificazione delle diverse realtà che operano sul territorio. Alla guida del percorso unitario di solidarietà e volontariato sociale del 2015 don Marco Casale, cappellano del carcere dei Miogni e soprattutto anima della nuova “cittadella della solidarietà” con sede alla Brunella. L’intento è quello di fare sinergia di tutto il ricco patrimonio di esperienza, di prospettive, di operatività messo in atto in modo particolare nell’ambito della solidarietà nel sostegno alimentare e di chi vive in condizioni di disagio. Le mense attive in città, l’armadio per i bisognosi, il centro di accoglienza nei pressi della stazione, esperienze come il pranzo di Natale a Lissago o l’Ultimo solidale a Giubiano, l’attività delle Caritas parrocchiali o delle S. Vincenzo rendono sempre più evidente la necessità di dare forma a interventi coordinati e che aprano prospettive di risposte non isolate ma sinergiche e, soprattutto, coerenti con progetti amministrativi ed istituzionali altrettanto univoci.
Il mondo della povertà ha confini indefinibili e va dalla assoluta povertà dell’immigrato che arriva da un paese straniero all’anziano locale che non riesce a sopravvivere con la pensione, a nuove realtà di indigenza sorte da condizioni economiche assolutamente precarie o da eventi familiari o personali che incidono pesantemente sulla possibilità di conservare una qualità della vita dignitosa e che vanno a coinvolgere interi nuclei familiari, minori compresi. I giudizi sul senso di tali interventi, spesso sommari, si sprecano e, in ogni caso, a nulla servono. È invece opportuno mettere a fuoco le situazioni, tracciare possibili strade di intervento e prospettare soluzioni amministrative ed istituzionali che le accompagnino e le rendano realizzabili.
Il mondo del volontariato ha sempre rappresentato la prima risposta alle emergenze ed ha offerto un insostituibile supporto alle istituzioni, andando a coprire bisogni e necessità che altrimenti sarebbero rimasti inevasi. Alle istituzioni ora il compito di supportare concretamente quanto la Varese solidale sta mettendo in campo: la voce che si alza è infatti univoca e chiede alla nostra città di riconoscere la propria identità anche nel volto delle persone bisognose.
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