Il lungo viaggio è terminato, Betlemme è raggiunta ed ora anche il bimbo vuole venire alla luce. Ma è notte e alla stanchezza del cammino compiuto si aggiunge l’amarezza per quel bussare, quel ripetuto bussare a numerose porte che rimangono chiuse. Stanchezza, amarezza e preoccupazione: dove nascerà questo bimbo? Arrivato nel grembo senza seme di uomo, senza accoglienza di uomini verrà al mondo: una stalla sarà il luogo della sua nascita e lì la stanchezza, l’amarezza, la preoccupazione lasciano il posto alle lacrime di gioia per la vita nuova venuta al mondo, per la Vita del mondo che tutto rende nuovo.
Giochi di opposti che cambiano la povertà in ricchezza, la debolezza in pienezza di vita, le porte trovate chiuse in occasione di tutti accogliere in una stalla che porte non ha. Del resto per che cosa ci sono i bambini se non per giocare e trasformare la realtà con la potenza della loro fantasia?
E anche Dio questa notte vuole giocare. Un gioco quanto mai serio come quello dei bambini, come quello con cui – in principio – creò il mondo: divise le cose chiare e quelle scure e le fece ruotare come una girandola in una sequenza di giorni; costruì argini e dighe per separare acqua e terra; disegnò piante, erbe e fiori di ogni colore e le sparse su tutto il suolo; costruì forme di sabbia e diede loro vita e, infine, si rispecchiò in una pozza di acqua e fango e, a quell’immagine a Lui somigliante, donò il suo spirito vitale. E tutto era bello.
Questa notte, in questo tempo in cui tutto sembra fissato in un gioco di ruolo che non lascia spazio alla fantasia e alla creatività, Dio si fa bambino per ricominciare la creazione, per ridonare l’agio del gioco e del riposo a questa umanità stanca e chiusa in un orizzonte senza domande e senza futuro.
Dio si fa bambino e il suo primo gioco è quello di trasformare una vergine in Madre: quella Parola che in principio disse e creò, ora domanda e se è accolta rende fecondi oltre ogni umana logica e possibilità. Fa poi il gioco caro ad ogni bambino: si nasconde con la trepida attesa, di ogni bambino, di sentire i passi e la voce affettuosa di chi lo cerca, di chi desidera vedere il suo sorriso gioioso e contagioso. Ma, permetteteci il gioco di parole, si nasconde “da Dio” così che nessuno può trovarlo se non con l’aiuto del Padre suo: a tal punto infatti si è fatto piccolo, umile e povero da non parere proprio Dio. Noi però che lo sappiamo, stiamo al gioco e cerchiamolo con affetto e curiosità in ciò che di piccolo ci circonda sapendo che ci attende un sorriso e la condivisione di una semplice gioia.
La sua immaginazione poi, come quella di tutti i bambini, trasforma gli oggetti così che una stalla diviene una casa, una mangiatoia una culla. Se in principio aveva creato forme a cui diede vita, ora cambia la “vita” di ogni cosa perché tutto e tutti in realtà attendono Lui e a Lui fanno spazio secondo le possibilità, la fantasia, l’amore che possono sempre qualcosa in più di quanto sembra fattibile.
E come può un bimbo non essere attratto dalle luci? E Lui non è proprio un bimbo normale così che le luci rispondono al suo sguardo: quasi chiamate accorrono in una scia di stella che a sua volta si fa annuncio della vera Luce venuta nel mondo. Ma anche noi guardiamo ogni piccola luce, ogni segno di speranza, ogni bagliore di futuro, guardiamolo e lasciamoci attrarre da essi oltre e dentro ogni notte perché da oggi in esse risplende la Luce.
Se a ogni bambino si regalano animaletti della fattoria e dello zoo, a questo bambino giungono animali in carne, ossa e pelo: le pecore dei pastori accorsi per un annuncio di gioia. Il Salvatore giace appena nato in una mangiatoia, negli oggetti della quotidianità, nel cuore della loro esistenza, quasi fosse cibo da mangiare, nutrimento che dona vita (forse per caso è nato a Betlemme, la “casa del pane”?). Anche noi accorriamo nel cuore della nostra esistenza, là dove un Bimbo ci attende per nutrirci di sé, della sua Vita per noi… entriamo in noi, non usciamo né evadiamo dalle nostre fatiche e dalla nostre gioie, dalla quotidianità del lavoro e della famiglia, Lui è lì e ci attende e attende le nostre “pecore”, la laboriosa ricchezza e la faticosa povertà che sostengono la nostra vita.
Andiamo a giocare con questo Bimbo che un tempo tutto creò ed ora tutto rinnova… E, badate, il gioco è una cosa seria!
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