I fatti di Roma hanno gettato una luce sinistra sull’Italia intera. Il danno d’immagine è enorme. La reazione del governo è stata immediata: inasprimento delle pene, allungamento della prescrizione, sequestro dei beni. In preparazione una norma rigorosa sul falso in bilancio.
La questione dello scioglimento del Consiglio comunale è ancora sul tavolo e ci resterà per qualche tempo malgrado le rassicurazioni contrarie. Lo sbocco finale dipenderà dallo sviluppo delle indagini. In caso di elezioni anticipate sarebbe molto meglio che fossero causate dalle dimissioni del Sindaco, piuttosto che dall’intervento del prefetto per mafia.
Detto questo bisogna però riflettere anche su di noi, sui compiti ineludibili che spettano agli amministratori e ai partiti ad ogni, ma proprio ad ogni livello. Le infiltrazioni mafiose si sono registrate anche in Lombardia in un crescendo preoccupante. Le responsabilità sono diverse da partito a partito. Non riconoscerlo è demagogico e rischioso per la stessa democrazia. Ma c’è una lezione che tutta la politica deve raccogliere. Il tramonto del berlusconismo e, finalmente, dell’antiberlusconismo può aiutare un’operazione di verità. I vizi corruttivi esistono, eccome, anche a sinistra e non mi riferisco solo ai rapporti con le Coop rosse su cui stiamo assistendo ad una squallida speculazione della destra.
Non si tratta solo di fare pulizia di uomini e metodi disonesti ma di incidere sui meccanismi della selezione della classe dirigente.
La politica ha conosciuto un’enorme trasformazione negli ultimi decenni. Non è corretto dire che ogni cosa sia andata nella direzione sbagliata. Quando i partiti erano “il tutto”, la situazione non era per niente idilliaca, anzi. Nel frattempo si è alleggerito lo Stato, si è ristretto il campo dell’intervento della politica nell’economia. Questa linea tendenziale va accelerata enormemente eliminando le società pubbliche inutili e sprecone e prosciugando, per quanto possibile, il professionismo politico che non dipenda dal consenso conquistato sul campo.
Abbiamo però assistito dovunque, anche in Lombardia e a Varese, ad una pericolosa involuzione dei partiti che hanno ridotto la formazione culturale e politica. Il partito-comunità non può essere solo uno bello slogan ma una realtà viva. Anche a sinistra vanno rivitalizzati i circoli e le sezioni e tuttavia va riconfermata la centralità delle primarie per la scelta dei candidati e va praticata la massima trasparenza dei finanziamenti.
Partiti pur così emendati difficilmente riusciranno, anche da noi, a convogliare sotto i propri simboli tutti i cittadini desiderosi di dare un contributo alla propria città. La profonda ferita di Roma diventerà cicatrice solo fra un lungo tempo.
Alle prossime elezioni amministrative, molte persone generose e capaci non entreranno nelle liste dei partiti. Questo problema va affrontato con la valorizzazione dei movimenti e delle liste civiche. I partiti li invitino nelle loro coalizioni con diritto paritario, li facciano partecipare a pieno titolo alle primarie per la scelta del candidato sindaco. In questo modo partiti e città potranno riconciliarsi.
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