“Hai saltato un’apologia e non sei nemmeno andato alla cena di RMFonline. Ti stai disamorando?” Insinua Sebastiano.
“No. Ho avuto davvero problemi”.
“Insomma, ti fai condizionare dalle circostanze! Non è lo spirito francescano”.
“Anzi, lo spirito francescano mi interessa molto; ancora di più dopo aver visto la fiction della Cavani, anche se non sono sicuro che quello sia il vero san Francesco; tanto più che l’ho vista solo in parte, per impegni un giorno, per calciomania l’altro e, in fondo, per diffidenza verso il genere fiction. Dovrei avere il tempo necessario per leggere qualche libro importante di storia, le fonti francescane, la storia del movimento francescano nel suo complesso e magari…”
“La fai troppo lunga! Te la tiri perché hai studiato un po’ di Storia della Chiesa, quarant’anni fa. Chiedi piuttosto a padre Gianni, fatti raccontare della sua esperienza, della sua vita di francescano oggi”.
“Gli ho chiesto molte volte di dare questa caratteristica a RMFonline, ma non ci sono riuscito, ma forse hai ragione, a lui non bisogna chiedere della storia di Francesco, ma del suo presente, di come Francesco vive in lui, perché sia Francesco, sia Gesù Cristo (a maggior ragione), se non sono presenti oggi, nella vita concreta delle persone, diventano un devoto ricordo, una consolazione, un mito, una fantasia,un ospedale da campo, una terapia di gruppo, perfino una superstizione”.
“In questo non sono d’accordo. – Conformi s’è fatto serio, persino reciso – Chiedi una cosa impossibile, umanamente impossibile. Quando le persone non ci son più, rimangono solo le dottrine, i precetti, le liturgie, i riti e l’autorità, in sostanza rimane l’interpretazione”.
“L’interpretazione?”
“Sai benissimo, proprio tu che vanti studi storici, quante volte la Chiesa Cattolica, per non parlare della diaspora protestante, ha cambiato le posizioni dottrinali, teologiche e morali. E ha fatto bene, si è adattata alle circostanze, ha colto le opportunità. Pensa appunto a papa Innocenzo III, quanto di più lontano si potesse immaginare da Francesco, come ha saputo cogliere l’occasione di recuperare tutto il mondo del pauperismo medievale. Ha preso la predicazione di Francesco, proprio quella sine glossa, il vangelo alla lettera, e l’ha inserita nella propria visione della Chiesa. Ha interpretato anche chi voleva aderire al Vangelo senza interpretazione”.
“Ripeto che sbagli. Confondi l’interpretazione, che è una aggiunta umana, con il carisma. La prima è proprio la cosa che differenzia il cattolicesimo e l’ ortodossia dall’eresia, il carisma, al contrario, è un dono, una grazia voluta ultimamente da Dio, che in una persona fa riaffiorare più visibilmente la nostra unica origine: l’incontro con Cristo, la sua presenza, qui ed ora. Al contrario dell’interpretazione, il carisma scavalca le circostanze, va al fondo dell’incontro, proprio come Francesco. Tra le poche cose che ho visto e che ho capito bene della Cavani c’è la scena della morte e della scoperta delle stimmate da parte dei presenti. Quando Chiara dice (più o meno, non ho il testo): “Ha tanto amato Gesù che il suo corpo è diventato simile a quello di Gesù”. Questo è un segno straordinario, addirittura fisico, del carisma, del dono che ti avvicina a Gesù e te ne rende un testimone speciale. Un testimone presente, raro, che merita di essere seguito”.
“Quindi, secondo te, frate Elia non ha interpretato il messaggio di Francesco? Non lo ha nemmeno ridotto, riconducendolo nell’alveo della Chiesa istituzionale, come sembra insinuare la Cavani?”
“Non credo proprio. La grande fioritura e la permanenza del francescanesimo ne sono testimonianza. Le interpretazioni durano il tempo del loro successo mondano, poi sono bruciate da qualcos’altro più di moda. Ma ti faccio una proposta, troviamo la maniera di rivedere insieme questa fiction, magari con padre Gianni, (qualcuno l’avrà pur registrato). Poi mi saprai dire se e come Francesco vive oggi”.
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