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Ambiente

LA CULTURA CHE MANCA

ARTURO BORTOLUZZI - 04/12/2014

polverisottili“Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa! Ciò che è, non sarebbe e ciò che non è, sarebbe!”. Questo lo dice Alice nel paese delle meraviglie.

La Daresbury in Inghilterra, di Lewis Carroll, non è tanto dissimile, per quanto di assurdo si sente, dalla Varese di Piero Chiara: è sempre la stessa minestra, tanto che, da una parte, l’Agenzia europea dell’ambiente bacchetta Varese per il suo inquinamento atmosferico. Risponde, invece, dall’altra il governo del Comune, affermando che “Varese non è inquinata” e che, anzi, la “presenza dell’ozono dimostra che il livello del Pm 10 non può essere alto”.

È giusto non spaventare e allarmare la popolazione esagerando. Occorre, però, responsabilizzarla e farle capire quali siano le esatte conseguenze di essere sottoposti all’inquinamento dell’aria e quanto sia necessario innovare e aggiornare impianti di riscaldamento e infissi – che in città in moltissimi immobili rasentano la preistoria –, utilizzare il minimo possibile l’automobile privata, istituire sistemi ecologici e veloci di movimentazione delle persone come delle merci e, soprattutto, agire in maniera vasta. Insomma, fuori da inutili e fuorvianti domeniche ecologiche con il centro chiuso al traffico e le periferie, contemporaneamente, piene di traffico.

Il Comune di Varese non fa nulla per educare il varesino a rispettare i propri interessi, che poi sono i medesimi del vicino. Ci sarebbe, eppure, ragione di intervenire.

Quanti giorni di pioggia – che spazza con il vento le polveri sottili – abbiamo avuto in questi ultimi anni? Possibile che il governo locale non tenga conto di questo dato e che non consideri, benché minimamente, che solo pochi giorni fa, con l’alta pressione, noi si abbia superato il limite di inquinamento? Possibile che il governo locale debba sempre nascondersi dietro il paravento della pioggia per non pianificare il futuro?

Non parliamo, solo, di questioni teoriche ma di fatti concreti. Pochi giorni fa sui giornali locali era pubblicata una intervista al direttore della Pneumologia dell’Ospedale di circolo di Varese. Bene: che cosa ha sostenuto il dottore Fausto Colombo che ha organizzato in città la palestra del respiro? Nell’articolo, il dottor Colombo parla dell’inquinamento come una delle cause del malessere respiratorio. Dice anche che il numero di pazienti è in rapida crescita.

Ho, chiaramente, motivo per dolermi di ciò, ma vorrei che a dolersi siano, in primo luogo, i politici che ci governano. Vorrei che la loro doglianza non sia passiva, ma molto costruttiva. Parlo e scrivo, infatti, di argomenti sicuramente affrontabili con un minimo di iniziativa. L’aumento delle patologie polmonari e, soprattutto, dei tumori, ritengo che possa essere messo in correlazione con l’inquinamento da polveri sottili che, in molte occasioni, hanno superato le soglie di ammissibilità, previste dalla Comunità europea.

Viste le dichiarazioni comunali, secondo cui i dati non si riferiscono all’inquinamento da polveri, ho avuto pienamente ragione di chiedere un aiuto al dottor Colombo perché sostenga con dati concreti, supportandomi, come si dice, con dati ‘alla mano’. Ho bisogno dell’aiuto del dottor Colombo, perché gli studi ufficiali (anche se in gran numero) non sono in grado di far mutare nei politici presenti nelle istituzioni, le proprie decisioni di governo della città. Primeggiano solo le necessità elettorali e la correlativa paura di non essere rieletti. Queste cose condizionano i politici, tanto da fargli mettere la testa sotto la sabbia. Non tolgono le abitudini ai cittadini di utilizzare sempre e comunque l’automobile e lasciano troppe case nei limiti comunali che spendono troppa energia e che non risparmiano le risorse naturali. Non multano i proprietari e neppure vengono a patti con questi per migliorare la situazione di oggi. Fanno finta che il problema inquinamento non esista o sia non di propria competenza perché troppo esteso. I politici agiranno la volta che sapranno esattamente il nome e il cognome dei varesini colpiti e quando sapranno che l’inquinamento è un problema anche nostro e come sia necessario intervenire.

Gli studi che provengono dai centri di ricerca sono incapaci e non bastano a far assumere decisioni da parte del politico amministratore capaci di far mutare dei comportamenti abitudinari dei cittadini e nocivi alla salute propria e altrui. Questa è la triste verità. Cerchiamo, allora, di cambiare strada fino a ora adottata: quella di far conoscere l’esito degli studi più importanti. Dobbiamo far capire che sono i varesini i primi a soffrire per l’inquinamento dell’aria e che urgono dei provvedimenti urgenti.

Ho domandato al dottor Colombo quanti pazienti vengono ricoverati nella sua struttura e quanti di questi hanno patologie inequivocabilmente ascrivibili all’inquinamento dell’aria del territorio varesino in cui si trovano a vivere o a lavorare.

Per quanto riguarda la relazione tra i tumori e l’inquinamento da polveri sottili, si è espresso chiaramente il Centro di Ispra, incaricato dalla Regione Lombardia. Si è ora aggiunta a questo la International Agency for research in cancer (Iarc di seguito) con sede a Lione (ramo dell’Oms che ha la delega per i tumori) che, con un terzo grado di giudizio, ha classificato l’inquinamento atmosferico nel gruppo I dei cancerogeni: cioè tra quelli certi (si veda qui).

Gli inquinanti dell’aria sono sia sostanze gassose o volatili (ossido di carbonio, anidride solforosa, ossidi dell’azoto, idrocarburi policiclici, altri composti organici), sia microparticelle solide, chiamate in genere, polveri sottili – PM 10 o PM 2,5 a seconda che siano piccole o piccolissime –: sono proprio queste che vengono incriminate come causa di tumori. Perciò i ciclisti con le mascherine che tanti guardano come se fossero marziani fanno bene a sensibilizzare il pubblico al problema.

Il documento dell’IARC (pubblicato su Monograph numero 109) riguarda su scala mondiale centinaia di migliaia di casi di tumori, specificatamente del polmone, della vescica urinaria. Dal punto di vista quantitativo l’impatto dell’inquinamento atmosferico sull’insorgenza dei tumori è probabilmente simile a quello del fumo; mentre il fumo attivo delle sigarette è causa di gran lunga più potente – almeno di venti volte –. Riguardo ai meccanismi attraverso i quali l’aria inquinata aumenta il rischio di cancro, alcuni inquinanti sono mutageni – cancerogeni e le polveri sottili possono veicolarli. Un’altra ipotesi è che le microparticelle siano inquinanti per le cellule epiteliali che rivestono i bronchi e i polmoni, tanto da stimolarle a dividersi: siccome a ogni divisione cellulare qualche mutazione del Dna è inevitabile, aumenta il rischio che capiti anche una di quelle mutazioni che contribuiscono a trasformare una cellula normale in tumorale

Chiediamo, allora, tutti assieme agli amministratori del Comune di Varese di recarsi dal dottor Colombo e di conoscere quanto il preoccupante si verifica in città. Sarebbe poi oltre modo giusto che si apra un tavolo di discussione in città sul da farsi; un tavolo di discussione ove siano chiamati a partecipare, oltre ai rappresentanti dei Comuni limitrofi a Varese, le associazioni ambientaliste, i cittadini che volessero intervenire (e che lo facessero presente per iscritto), i centri di ricerca provinciali e poi, i rappresentanti dell’Agenzia europea…

Attendiamo speranzosi.

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