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Sport

PRESIDENTI STIPENDIATI

ETTORE PAGANI - 28/11/2014

Quando c’era il “cumenda”…

Quando c’era il “cumenda”…

I tempi cambiano. Talvolta in meglio, tal’altra in peggio. Insieme a loro cambiano anche gli usi dei presidenti dei sodalizi sportivi. Di taluni, presidenti, di taluni sodalizi. Ci si riferisce alla novità dei “presidenti stipendiati”.

Entriamo nei dettagli per semplificare. “C’erano una volta” presidenti e consiglieri che sborsavano di tasca i quattrini per tutto ciò che potesse occorrere per il mantenimento di un sodalizio. Esborsi neanche di poco conto ma, comunque, rapportati alle possibilità dei finanziatori. Solo per fare qualche nome: quello di Marini dirigente di un noto calzaturificio varesino; di Caronni amministratore dell’Aermacchi con i relativi consiglieri che provvedevano di tasca a tutto senza sponsorizzazioni di sorta. E c’era con più ampia disponibilità, venendo avanti nel tempo, tale Luigi Orrigoni che pur avrebbe potuto utilizzare una sponsorizzazione della squadra di calcio ma che preferì impegnarsi solo personalmente.

Poi ci fu tale Borghi Giovanni che dalla sponsorizzazione di un po’ tutto lo sport locale con il proprio marchio trasse anche un vantaggio pubblicitario di buon spessore ma sempre versando somme ingenti e a valanga in tutti i settori (ripetiamo) nel nostro sport. E c’erano i Bettinelli – in altro campo – i Marelli, Magistri, c’erano i Curti e chi più ne ha più ne metta.

Oggi si presentano profili strani e, tanto più lo sono quando si accerti che (non sempre ma spesso) si tratta di “ individui” improvvisamente interessati del tutto estranei all’ambiente sportivo locale. Si stenta persino a capire da dove provengano; né soprattutto quale amore verso di colori mai visti li abbia spinti ad approdare alle relative poltrone presidenziali. Si stenta, dicevamo, a capire le ragioni. Prima. Poi, dopo un tempo anche limitato si capisce tutto. E affiorano, immediatamente, le ragioni di un amore in loco: che è poi quello di cui si parlava più sopra.

Presidenti stipendiati, insomma. Niente da vedere neppure con gli altri faccendieri che nel calcio, soprattutto, vivono di mercato e che, comunque, da questo e non dalle casse sociali traggono vantaggi economici. Un termine quello di “presidente” che in modo più indegno non potrebbe essere assegnato.

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