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Chiesa

LA VISITA DEL PAPA A STRASBURGO

GIAMPAOLO COTTINI - 28/11/2014

strasburgoLa visita lampo di Papa Francesco a Strasburgo è forse uno degli atti sinora più importanti del suo pontificato. L’occasione ufficiale dell’incontro con le massime istituzioni politiche europee gli ha permesso di parlare ad un’Europa stanca e in decadenza con lo stesso spirito con cui lui sa accogliere le periferie, cioè con lo spirito di chi offre speranza per il futuro riproponendo la bellezza dell’origine e la novità della rinascita.

Nel solco dell’insegnamento dei suoi predecessori, che hanno sempre valorizzato l’Europa per la sua specifica identità culturale ed antropologica, il Papa non ha usato mezzi termini nel definirla come una “vecchia nonna infeconda”, ormai incapace di nuove soluzioni ai grandi problemi per l’assenza di quelle radici che possono sostenere un tronco solido e dei rami protesi verso il cielo, proprio come richiama quel pioppo descritto in una poesia di Clemente Rebora.

Così se l’Europa è stata capace più di ogni altro continente di aprirsi all’uomo trascendente, cioè al mistero della persona in rapporto con Dio, ora sembra non sapere più aprirsi alla Verità. E qui è la parola-chiave dell’insegnamento della chiesa: verità che è la sola fonte della misericordia e può spiegare in modo non sociologico anche i ripetuti richiami del Papa all’attenzione ai poveri e ad una sobrietà del vivere. È questa verità a fondare i diritti dell’uomo in nome del bene comune, superando la pura esaltazione dell’individualismo e dell’autosufficienza di un io che si crede Dio.

L’Europa può ritornare grande solo riconoscendo le sue radici nel Cristianesimo che esalta la dignità della persona e valorizza il multipolarismo e la trasversalità delle culture che la abitano, in un dialogo aperto a tutti sul tema della generazione della vita, sul valore della famiglia, sull’educazione, sulla libertà, soprattutto la libertà religiosa.

Per questo l’Europa non deve aver paura, né può rassegnarsi alla decadenza nella tecnocrazia o nella burocrazia, perché il suo destino è di costruire una vera pace fondata su una cultura umanistica, in quella originale unità tra cielo e terra che il Papa ha evocato nell’immagine di Raffaello della scuola di Atene, là dove Platone e Aristotele sono uno accanto all’altro: l’uno con un dito rivolto verso l’alto e l’altro con lo sguardo verso il basso. In questa tensione alla trascendenza occorre riprendere in mano i temi urgenti della difesa della vita, del lavoro, dell’accoglienza dei nuovi migranti, dell’integrazione tra tradizioni diverse, della lotta agli integralismi e al terrorismo.

A questo compito la Chiesa è disposta a collaborare offrendo anche tutti i suoi canali diplomatici e le sue risorse umane e culturali, mostrando il rilievo anche storico e non solo spirituale che la fede assume nella storia. La sfida è grande ed era importante che Papa Francesco si misurasse anche su questo registro forse “più politico”, offrendo l’insegnamento della Chiesa come decisivo per la costruzione di una società buona, a testimonianza che Chiesa in uscita è anche quella che parla alle istituzioni in cui si gioca il destino dei popoli e delle nazioni.

Nessun trionfalismo ma anche nessun cedimento di fronte ai contenuti del richiamo alle istituzioni, dal momento che il Papa ha voluto proprio una visita agli organismi ufficiali rimandando ad altri momenti l’incontro pastorale con la Chiesa di Francia. La scelta è stata di riprendere il protagonismo della Chiesa sulla scena pubblica anche per rimettere al centro il ruolo del fenomeno religioso per ritrovare l’identità della vecchia Europa e per ricostruire un’unità ed un confronto fra i popoli.

La noia, la stanchezza, la solitudine, la disperazione di un’Europa diventata periferia del mondo chiedono di essere vinte dalla forza morale di quella presenza cristiana da cui è nata. Riprendendo il coraggio di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Francesco ha voluto dialogare con organismi laici di poteri forti per mostrare come la gioia del Vangelo investa tutta la storia e vinca la solitudine che pare oggi dominare ovunque. Ed ha avuto il coraggio di spezzare vecchi steccati ideologici, affidando ai legislatori il compito di custodire la libertà e la democrazia, e ai cristiani quello di essere ciò che l’anima è per il corpo, come diceva la lettera a Diogneto nel II secolo.

In questo senso la visita del Papa ha dato uno scossone salutare all’Europa, ricordandole di essere stata protagonista della storia perché portatrice di scienza di arte di musica di umanità, e soprattutto di quella fede che la rende ancora punto di riferimento del dialogo tra le culture.

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