Gianfranco Fabi, in un interessante intervento su RMFonline, fra l’altro, lamenta il fatto che la mitica Pedemontana, per quanto si sia detto e giurato il contrario, non sarà per nulla pronta per l’Expo, né probabilmente mai, essendosi ridotta l’opera al misero tratto Gallarate/Lomazzo.
Ora, correva l’anno 1968 e ricoprivo l’incarico di direttore dell’Azienda Autonoma di Soggiorno di Varese.
Per inciso, il ’68 è talmente lontano che le Regioni non esistevano ancora e anche (se non solo) per questo la vita era decisamente migliore, ma sto divagando.
Un giorno di primavera, per posta, ecco arrivare sulla mia scrivania una circolare del Ministero dei Lavori Pubblici recante per oggetto la parola ‘Pedemontana’.
Indirizzata a Comuni, Province e enti vari dei territori in prospettiva interessati, chiedeva di fornire a tamburo battente un parere a proposito della costruzione, da mettere velocemente in cantiere, di una autostrada destinata a collegare direttamente Varese, Como e Bergamo.
Entusiasta, mi recai subito nello studio di via San Martino del notaio Luigi Zanzi, presidente dell’Azienda di Soggiorno predetta, uomo di grande esperienza e comprovatissime capacità.
Ricevuto che fui, gli feci vedere la missiva.
La lesse e guardandomi con simpatia e una comprensione velata dal dispiacere che provava dovendomi deludere, disse:
“Se proprio lo desidera, può mettere questo argomento all’ordine del giorno del prossimo consiglio e possiamo pure dare una nostra opinione. Ma le assicuro che questa autostrada non la vedranno neppure i suoi nipoti!”.
Sono passati quarantasei anni abbondanti e da almeno trenta ho capito che il vecchio Zanzi, uomo uso di mondo, aveva ragione.
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