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In Confidenza

PRENDI DUE, PAGHI UNO

Don ERMINIO VILLA - 14/11/2014

Gesù salva dagli inferi in un mosaico di Rupnik

Gesù salva dagli inferi in un mosaico di Rupnik

La grazia di Dio entra nella storia di ogni singola persona in tempi e luoghi a lui solo noti, senza tener conto dei nostri calendari e dei nostri programmi. “Pregava, chiedeva a Dio di aiutarlo, di dimorare in lui e di purificarlo, ma in realtà ciò che chiedeva si era già compiuto. Dio, che viveva in lui, si era destato nella sua coscienza. Lo sentì in sé, e per questo sentì non solo libertà, coraggio e gioia di vivere, ma sentì anche tutta la potenza del bene”. (Lev Tolstoj)

È quindi giusto che il ministro del sacramento della Penitenza sia sempre disponibile a quei fedeli che “ragionevolmente” lo chiedono e che sia ad essi data “l’opportunità di accostarsi alla confessione individuale, stabiliti per loro comodità giorni e ore. […] In caso di urgente necessità – dice il Codice di Diritto Canonico – ogni confessore è tenuto all’obbligo di ricevere le confessioni dei fedeli” (can.986).

Se è sempre possibile e lecito celebrare il sacramento della Penitenza, non è detto che ciò sia sempre opportuno.

Anche questo, come tutti gli altri, è un sacramento della Chiesa e per la Chiesa, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica al n.1118.

Pertanto la sua celebrazione “tipica” (ciò esemplare, ideale, da prendere a modello, perché è la più corretta) è quella che manifesta maggiormente e più chiaramente la sua originaria dimensione ecclesiale.

Fino al VI secolo (e anche oltre) la riconciliazione per i peccati più gravi aveva luogo al termine della Quaresima durante una celebrazione comunitaria presieduta dal Vescovo.

Il Concilio Vaticano II, per ricuperare la tradizione più antica, non solo ha inserito gli elementi essenziali del sacramento in un contesto celebrativo che, anche nel rito del singolo penitente, evochi la struttura del rito liturgico, ma ha pure proposto la celebrazione comunitaria del sacramento ed ha suggerito tempi particolari per celebrare la piena riconciliazione con Dio nella Chiesa.

Sarà bene, allora, non imprigionare la confessione in esigenze del tutto individuali, se non in casi di urgente necessità.

È vero che ognuno di noi arriva a Dio attraverso un cammino personale, che è unico e irripetibile. Tuttavia, una autentica spiritualità cristiana è tenuta ad adeguare le proprie esigenze personali ai ritmi della grande famiglia ecclesiale. In questa luce va letta la norma generale, che esorta i fedeli ad assumere “l’abitudine di accostarsi al sacramento della Penitenza fuori della celebrazione della messa” (RP 13).

Anche se ciò – molto saggiamente – non è mai stato proibito, anzi dichiarato sempre possibile (cfr Misericordia Dei 2), tuttavia si tratta pur sempre di una sovrapposizione, che non rispetta né l’uno né l’altro sacramento e ostacola una piena e attiva partecipazione alla messa in atto nello stesso luogo. La sovrapposizione può essere un’urgenza, ma non deve diventare prassi abituale e neppure frequente. I sacramenti non devono dare neppure lontanamente l’impressione di seguire le leggi del mercato: “paghi uno e prendi due”.

Nessuno possiede Dio in modo tale da non doverlo più attendere” (Dietrich Bonhoeffer).

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