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Politica

L’INCOERENZA CENTRISTA

MASSIMO LODI - 14/11/2014

Morello accanto al sindaco Fontana

Morello accanto al sindaco Fontana

Coerenza? Parola sconosciuta in politica. Ultima dimostrazione, qui a Varese. Dunque: i centristi si presentano alle elezioni amministrative del 2011 con un loro programma, un loro candidato sindaco, un loro carnet d’avversari. Tra di essi, il principale è l’asse Lega-PDL. Fuoco e fiamme durante l’epoca comiziante. Ma l’indicato alla poltrona di Palazzo Estense, Morello, è sconfitto. Vince Fontana, per la seconda volta. Fontana che aveva avuto i centristi come partner nel precedente mandato, e che poi la Lega scaricò. Dunque, legislatura d’opposizione per l’UDC, perdente tre anni fa.

Ma adesso non più. Improvviso siluro di Lega-Forza Italia all’NCD che sostiene la maggioranza municipale, cacciata del vicesindaco Baroni, e funambolico ricorso alla stampella post-democristiana. Aiuto chiesto nel segno del realismo politico, soccorso dato secondo la medesima filosofia. Epilogo: i battuti d’una volta diventano i trionfatori odierni. Morello va a sedere tra i banchi assessorili, prende lo scranno di Baroni, si occuperà delle grandi opere, fiancheggerà il collega del Carroccio Binelli, da lui definito il peggior titolare all’Urbanistica che si ricordi.

Naturalmente nessuno si scusa con nessuno. I partiti e chi ne veste le casacche non avvertono il dovere di spiegare le ragioni che hanno indotto una minoranza a diventare maggioranza dopo che la prima aveva chiesto il voto amministrativo per avversare la seconda.

Questo è il profilo morale d’una rilevante parte della nostra classe politica. Non c’entra nulla la morale con la politica? Qualcosa, almeno qualcosa, ci dovrebbe entrare. Non per essere passatisti, nostalgici e menatorrone, però la circostanza suggerisce alla memoria di pescare in un vecchio e celebre saggio di Gian Domenico Romagnosi, alto esponente della cultura liberale e borghese di fine Settecento – inizio Ottocento. Titolo: “L’associazione dell’etica, della politica e del diritto”. Passaggio fondamentale: “…l’etica, la politica e il diritto si possono bensì distinguere ma non disgiungere. Non esiste un’etica pratica, se non mediante le buone leggi e le buone amministrazioni”. E se non mediante – va esplicitato, perché solamente implicito nel menzionato brano – i virtuosi comportamenti.

Quelli dei centristi varesini non lo sono stati. Hanno mischiato le carte, messo fine a sbandierati princìpi, tradito l’impegno assunto davanti alla città. Si sono prestati a un’operazione di resa dei conti altrui, nell’alleanza (ormai ex alleanza) Lega-Forza-Italia-NCD, bellamente fregandosene di rendere conto del ribaltone ai varesini che erano andati alle urne fidandosi d’una parola e ora ne ascoltano altre. Scelta peggio che mediocre: banale, conformista, rancida. E sì che i centristi raccontano d’essere i testimoni del fare politica cristiano. Cioè d’un atteggiarsi che non rifugge dai compromessi utili, ma tiene lontane da sé le compromissioni dannose. E soprattutto che pretende ed esibisce la chiarezza evangelica: sì o no, abolito il ma.

Nella farsa che la partitocrazia ha rappresentato sulla scena bosina s’è invece visto il contrario. Come fa dire Nikos Kazantzakis a Zorba il greco nel romanzo da cui venne tratto un celebre film – e come benissimo potremmo ripetere a proposito dell’UDC – tutto nasce “…dal fatto che si compiono le cose a metà. Si è buoni solo a metà. Ecco perché il mondo si trova nei pasticci. Fate le cose bene in modo completo, il chiodo deve’esser battuto fino in fondo. Dio odia dieci volte di più un mezzo diavolo che un arcidiavolo”.

Ovviamente a nessuno importa di Kazantzakis e tantomeno di Zorba. Chissà se del Terzo, qui appena e rispettosamente citato.

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