Sono già trent’anni da quando papa Wojtyla ha salito lo stradone delle Cappelle del Sacro Monte? Eh sì, come spesso accade lo scorrere inesorabile del tempo sembra essere stato ancora più veloce, soprattutto se ripensiamo ad avvenimenti trascorsi che ci hanno riguardato da vicino. E che cosa dire allora, passando dal sacro di un santo Padre in terra varesina al profano di tiri e salti sotto i canestri, per esempio della promozione nella serie A di basket (il massimo livello esistente) della Robur et Fides?
Sono passati quarantadue anni. Era l’11 maggio 1972 quando la squadra sponsorizzata dai grandi magazzini Gamma (sede in città a due passi dal cinema Politeama) e guidata in panchina dal suo nume tutelare Gianni Asti (recentemente scomparso in una stagione che ha visto dare l’addio a tante figure storiche della pallacanestro cittadina) superò nello spareggio decisivo di Bologna la Sapori Siena per 62-52, dopo aver perso di misura Gara Uno sotto la torre del Mangia (55-60) e stravinto oltre ogni dubbio il match di ritorno a Masnago (103 -73).
Al Paladozza, per la “bella”, vero e proprio esodo di massa tanto da Varese che da Siena; clima torrido ai limiti del possibile (“Venticinque pullman e molte auto private da Siena; tolte tre bandiere ai tifosi avversari e a una è stato dato fuoco sul campo prima dell’inizio della partita”: così uno stralcio del servizio pubblicato il giorno dopo dalla Nazione di Firenze, che somiglia più a un bollettino di guerra che ad un resoconto sportivo).
Ma il furto dei vessilli roburini non cambiò un destino già scritto: Varese era più forte, lo dimostrò ampiamente e si guadagnò la promozione, raggiungendo in serie A i cugini della meravigliosa “armata gialloblù” della Ignis, allora nel pieno corso degli storici trionfi nazionali ed europei che tutti conosciamo. Per la Robur et Fides, il ritrovamento di un livello già frequentato per due volte tra gli anni ‘62 e ‘64 con le maglie di Prealpi (quarto posto finale) e Algor e in seguito non più raggiunto anche se alcune volte avvicinato.
Fu, quel gruppo autarchico, espressione rara di come fosse possibile raggiungere obiettivi ambiziosi con atleti locali, lavorando con competenza e passione al mantenimento di un settore giovanile tra i più celebrati in Italia. Due coppie di fratelli (Beppe e Toto Rodà, Roberto e Beppe Gergati), Claudio Guidali, Filippo Crippa (unico “foresto” arrivando dalle lontane lande brianzole), Marco Veronesi, Dodo Colombo, Armando Crugnola, Luciano Scattolin…: questi i nomi dei protagonisti che, in città, ogni appassionato di basket non di primo pelo ha ancora chiari nella memoria. Una pallacanestro spumeggiante con difesa aggressiva e contropiede come vangelo, esuberanza giovanile affiancata dalla saggezza dei più esperti e dalla guida carismatica del coach.
Nella stagione ’72-’73 la Gamma affrontò quindi il massimo torneo. Con atteggiamento pragmatico e fedele alle origini oratoriane della società, il passo fu mantenuto lungo tanto quanto la gamba consentiva: conferma in blocco della squadra “fatta in casa” con l’unica aggiunta dell’americano Terry Benton, un centro (ma allora si parlava di pivot) di struttura fisica ed esplosività atletica straripanti che, fermandosi definitivamente nella fase ascendente del campionato e senza possibilità di sostituzione per la rottura di un tendine di Achille, non bastò però a impedire il ritorno nel campionato cadetto.
Una settimana fa, il sabato di Ognissanti, la Mens Sana Siena è tornata a fare visita alla Robur et Fides. Dai tempi qui ricordati, la storia mensanina si è dipanata su palcoscenici ben più sfarzosi di quelli calcati dai roburini dato che, dopo aver a loro volta scalato la massima serie e conosciuto qualche annata di “saliscendi”, i toscani si sono poi stabilmente piazzati ai vertici della pallacanestro italica vincendo, col supporto economico possente del Monte dei Paschi, la bellezza di 8 scudetti di cui 7 consecutivi tra il 2006 ed il 2013. Alla chiusura dell’ultima stagione agonistica, l’esplosione della “bomba”: fallimento della società, inchieste giudiziarie, arresti, reati amministrativi e fiscali. Siena viene estromessa dalla serie A e retrocessa tre livelli più indietro, dove ritrova i colori avversari della attuale Coelsanus Robur et Fides.
La nuova versione societaria della Mens Sana allestisce comunque una formazione di professionisti “illegale” per la categoria (a guidarla, Roberto “Ghiaccio” Chiacig, a lungo centro della nazionale italiana) con l’intento di risalire subito la china e viene a Varese da capolista imbattuta ad affrontare una Robur che – seconda in classifica – veste i panni della brillante damigella d’onore. Spettacolo in campo, basket di livello molto alto per la serie B, polemiche per qualche fischio arbitrale galeotto (“Siete i soliti ladri!” una delle invettive rivolte ai senesi dalle tribune di un Campus strapieno, a confermare l’esistenza di rivendicazioni varesine che pescano nel passato prossimo pur riguardando non la Robur ma il campionato di serie A).
Alla fine vince Siena (78 – 70) come da pronostico, ma i nostri atleti fanno davvero bella figura e confermano di poter guardare con fiducia al resto della stagione. Con un altro dei suoi uomini storici (Franco Passera) tornato in panchina a portare sicurezza ed esperienza, con in campo un mix di qualità diverse ben rappresentato dalla leadership di Federico Bolzonella (non contrada dell’Oca o della Selva, ma da Cavagnano-Valceresio) e dalla sfrontatezza di giovanissimi come Matteo Piccoli (campione italiano di streetbasket uno contro uno), la Robur et Fides fa sognare l’aprirsi di nuovi orizzonti
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