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Garibalderie

OPERE DI MISERICORDIA

ROBERTO GERVASINI - 07/11/2014

cremazioneLe opere di misericordia, secondo l’evangelista Matteo (25,46) sono quattordici, sette corporali e sette spirituali. L’elenco ce lo facevano studiare a memoria al catechismo ed era certo meno impegnativo del Manzoni (Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro,stette la spoglia immemore orba di tanto spiro…), del Carducci (La nebbia agli irti colli piovigginando sale e sotto il maestrale urla e biancheggia il mare….) o di Pascoli della cavallina storna che ci pareva anche una stranezza della natura, come del resto il Pascoli. Per non menzionar il divino Leopardi (Sempre caro mi fu quest’ermo colle,…. poi tornato utile con le prime fidanzate commettendo i primi peccati veniali). Studiavamo un elenco di cose che non ci toccavano emotivamente.

Adolescenti non potevamo certo dar da mangiare agli affamati perché anche nel dopoguerra non ce n’erano, così come dar da bere agli assetati anche perché la piaga dell’alcolismo era grave, e vestire gli ignudi non era cosa praticabile, tutti erano sufficientemente coperti. Non si è saputo di gente che alloggiasse pellegrini intesi in senso lato mentre visitare gli infermi è ancora oggi opera di misericordia lodevole ed apprezzata. Impossibile invece visitare i carcerati, senza permesso.

Sappiamo bene che nelle carceri son pigiati come sardine sott’olio e ci si domanda perché chi ruba un pollo perché ha fame invece di finire in galera non diventa oggetto del dettato della prima opera di misericordia da parte dell’ ipermercato oppure venga mandato agli arresti domiciliari nella sua villa con piscina e sala pesi come chi ruba milioni allo Stato. Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia (Matteo 5,7).

Cadono ora le foglie con molto ritardo, siamo in novembre.

Tradizione vuole che si faccia visita ai defunti come ogni anno, nei cimiteri. Si va a visitare i morti seppelliti perché seppellire i morti è la settima opera di misericordia.

Andiamo
Di cima a’I poggio allor, da ‘I cimitero,
Giù de’ cipressi per la verde via,
Alta, solenne, vestita di banana
Parvemi riveder monna Luana…

Il giallo banana fa pendant con le foglie cadenti e con molti crisantemi: diciamocelo, ai primi di novembre anche nei cimiteri c’è vita. Così, in quel di Giubiano, seduto sul sasso di granito rosso della tomba di Giuseppe Guerzoni, garibaldino e segretario per oltre vent’anni di Giuseppe Garibaldi, il dubbio assale: ma se tutti i defunti si fan cremare che fine fanno i cimiteri? E Luana? Alta, solenne, vestita color banana?

In realtà il problema sta diventando serio, quello dei cimiteri che scoppiano, ma non Luana.

So.Crem, la ultracentenaria società di cremazione varesina ha contributo non poco al raggiungimento di un risultato importante: nel 2013 il 52% dei defunti è stato cremato. Anche la chiesa cattolica dal 1963 ha lasciato libera scelta intorno al problema della cremazione mentre le altre chiese non han mai posto vincoli. “Lasciare la terra ai vivi” è un bel motto ed infatti in pochi anni a Varese son stati risparmiati terreni pari a quello occupato dal Cimitero di Masnago. So.crem ha aperto a Varese un altro punto di informazione in Via Marcobi 11 che va ad aggiungersi allo storico punto in Palazzo Estense. Gli associati son 7200 e nel 2013 quasi 900 varesini sono stati cremati dopo aver lasciato uno scritto. Il fattore economico è anche importante perché la cremazione comporta un notevole risparmio anche per il futuro. Il Comune di Varese contribuisce alle spese per la cremazione dei propri residenti per il cinquanta per cento. Per la dispersione delle proprie ceneri è obbligatorio e necessario uno scritto che So.crem provvede a registrare presso le proprie sedi. Seppellire i morti resta la settima opera di misericordia ma prima sarebbe bene decidere di farsi cremare anche solo per lasciare la terra ai vivi. Avanti, coraggio.

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