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Spettacoli

EDUARDO, OMAGGIO AL GENIO

SERGIO REDAELLI - 07/11/2014

Eduardo_De_Filippo “Lo sforzo disperato che compie l’uomo nel tentativo di dare alla vita un qualsiasi significato è teatro”: è sufficiente questo pensiero autografo per spiegare l’attualità e la profonda umanità del teatro di Eduardo De Filippo. È arte della commedia, certo. È finzione, messa in scena legata a Napoli e ai suoi “bassi”, alle misere case della povera gente, all’atavica fame e all’arlecchinesca capacità di riderne nonostante tutto, amaramente; ma è – prima di tutto – riflessione sulla vita, sulla miseria e la nobiltà dell’animo, sulla disperazione, i sogni e le illusioni degli uomini. Non è soltanto teatro umoristico e dialettale, è il racconto dell’eterno dramma di vivere.

A trent’anni dalla scomparsa (31 ottobre 1984), Eduardo è stato festeggiato a Napoli e ovunque, nel mondo, si riconosce la sua arte e il triplice ruolo d’autore, attore e regista che seppe magistralmente interpretare e che costituiscono gli elementi essenziali della drammaturgia. Cresciuto sulle tavole del palcoscenico, è considerato il Molière del Novecento, “il terzo grande drammaturgo italiano con Goldoni e Pirandello” dice Carlo Giuffè, attore e interprete di molte sue commedie. Dario Fo lo ha definito “un autore civile, attore del suo tempo” e Toni Servillo lo considera “il più straordinario e forse l’ultimo rappresentante” della commedia contemporanea popolare.

Un autore geniale e prolifico. Delle trentanove commedie pubblicate, tredici sono atti unici, due si sviluppano in due atti, una in due parti e due in due tempi. Altre ventuno si articolano in tre atti, la formula prediletta, senza contare gli sketches e le scenette contenute in Ogni anno punto e da capo. Spesso si recita in vernacolo partenopeo. “Mi sono accorto – scriveva Eduardo – che più le commedie sono in dialetto e più diventano universali, Filumena Marturano è stata tradotta in tutti i paesi”. Si ride, ma il riso spesso si gela sulle labbra. “Io credo che le mie commedie siano tragiche anche quando fanno ridere – spiegava – La mia intenzione è che il pubblico rida di se stesso”.

È un umorismo doloroso. “Alla base c’è sempre il conflitto tra individuo e società che egli si batte per eliminare – osserva Fiorenza Di Franco nel libro Il teatro di Eduardo – In Filumena Marturano lotta per l’uguaglianza dei figli illegittimi; in Tommaso d’Amalfi e in De Pretore Vincenzo mette a nudo la precaria situazione degli abitanti di Napoli. Nel Figlio di Pulcinella condanna lo sfruttamento del popolo; nel Sindaco del Rione Sanità sottolinea la parzialità della giustizia verso i poveri e gli ignoranti; nel Monumento mostra dove possono arrivare le vittime sprovvedute del potere e manifesta un’aspra condanna di tutte le guerre”.

Eduardo denuncia i mali sociali, predica l’autenticità dei sentimenti, rimprovera all’uomo di avere accettato il denaro come unico valore e il suo messaggio diventa universale. Lo conferma l’ultimo successo che ottenne nel 1973 all’Old Vic Theatre di Londra, lo storico teatro specializzato nel repertorio scespiriano che mette in scena sabato, domenica e lunedì con la regia di Zeffirelli e la partecipazione di Laurence Olivier, accolto con entusiasmo dal pubblico e dalla critica londinese. Il giornale Evening Standard gli assegna il premio per la più bella commedia del 1973 rappresentata in Inghilterra.

Si diceva del trentennale. Il Senato della Repubblica lo ha ricordato con la Cantata delle parole chiare. Voci dal teatro di Eduardo e le performance di Giorgio Albertazzi, Anna Bonaiuto, Silvio Orlando, Massimo Ranieri e Lina Sastri. Il figlio Luca ha letto alcuni passaggi dell’intervento che Eduardo tenne in aula il 23 marzo 1982 sulla condizione dei detenuti nel carcere minorile Filangieri (che lo hanno a loro volta ricordato con una recita). La città di Napoli e il Forum Universale delle Culture hanno celebrato il commediografo con un ampio calendario di eventi intitolato Eduardiana, rappresentazioni teatrali, convegni, mostre e seminari che si svolgeranno in città fino a marzo 2015.

In edicola è comparsa la collana Il teatro di Eduardo del Corriere della Sera con i DVD di trentacinque storiche registrazioni e in Rai sono state approntate varie rassegne, a partire da sei serate teatrali, al sabato, intitolate L’eredità di Eduardo con i grandi interpreti di De Filippo. Sei prime serate a cominciare da sabato, domenica e lunedì nella versione diretta e interpretata da Toni con Beppe Servillo per la regia televisiva di Paolo Sorrentino; poi Filumena Marturano realizzata nel 2010 per la Rai con Massimo Ranieri, protagonista e regista Mariangela Melato e le musiche originali di Ennio Morricone.

In parallelo è partita la rassegna Eduardo in scena, in prima serata, dedicata ai testi che De Filippo ha interpretato per la tv pubblica: Ditegli sempre di sì, Gli esami non finiscono mai, La paura numero uno, una storica versione di Natale in casa Cupiello (lunedì 17 novembre, nella versione in bianco e nero con Regina Bianchi, Pietro De Vico, Enzo Cannavale) e sei atti unici (I morti non fanno paura, Quei figuri di tanti anni fa, La chiave di casa, Il dono di Natale, San Carlino, Amicizia). Su Rai5, dal 28 novembre, inizia il ciclo Un anno con Eduardo con la rassegna completa della produzione televisiva per la Rai, da Uomo e galantuomo a Questi fantasmi! a Non ti pago.

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