Ho letto con grande piacere attraverso l’informazione locale di questa settimana che una nota musicista, non sottraendosi alla domanda insidiosa del giornalista circa un suo possibile prossimo ruolo politico, ha risposto: “Potrei ricoprire il ruolo di assessore alla cultura”. Credo che, come la sottoscritta, in molti leggendo quelle poche righe abbiano già lanciato lo sguardo in avanti, vedendo bene la bravissima concertista, molto attiva anche nell’organizzazione di eventi e rassegne culturali, nel ruolo di possibile futura amministratrice.
Ora i navigati politici sorriderebbero e mi darebbero dell’ingenua perché “…i nomi fatti in anticipano vengono bruciati”: quante volte lo abbiamo sentito dire nelle stanze di partito e quanto ancora così si ragiona quasi che la società non fosse cambiata da trent’anni a questa parte.
La riflessione è in realtà più semplice, lontana dal politichese e molto più vicina a quello che la gente si aspetta: la nostra città è ricca di persone attive ed esperte in diversi settori (dalla cultura all’ambiente, dall’economia allo sport, dalla scuola al sociale…) le quali magari non si sottrarrebbero a loro volta all’invito a rappresentarci negli ambiti nodali dell’amministrazione cittadina.
Persone capaci di essere riferimento per le competenze specifiche e per l’atteggiamento costruttivo, collaborante, pacifico, per nulla arrogante o discriminatorio. Persone che la politica e i suoi risvolti pubblici hanno tenuto lontani da qualsiasi ipotesi di incarico. Persone in grado di unire e convogliare le “opposte tendenze” attorno a progetti di vita collettiva che, per loro natura, non hanno specifico colore o appartenenza ma si reggono su valori da mettere in campo, obiettivi da raggiungere, scelte da operare. Il forte slancio civico che ormai caratterizza la politica nasce proprio dalla volontà di partecipare, dare il proprio contributo, mettersi in gioco.
Ragionare sulla positività della risposta data all’intervistatore dalla musicista varesina è occasione per ripensare ai ruoli dei partiti e dei singoli cittadini. Siamo infatti stati abituati a strategie che mettono nelle mani delle segreterie di partito ogni decisione in merito alle spartizioni di incarichi e, successivamente, ai nomi di chi tali incarichi deve poi ricoprire. Ho ricordato già diverse volte il caso della definizione, tre anni fa, della giunta comunale del capoluogo, allorché i partiti di maggioranza hanno dovuto confrontarsi (per usare un eufemismo) allo scopo di decidere quale bandiera politica avrebbe dovuto rinunciare ad un proprio uomo per lasciare spazio ad una donna, visto che la legge obbligava a compiere tale scelta. Quella brutta pagina della nostra politica locale si sta riproponendo, in altra forma, dinanzi all’ostracismo attuale nei confronti del vicesindaco e, inizialmente, anche dell’assessore ai servizi educativi e sociali.
Il rapporto decisionale è infatti sempre discendente: nelle stanze di partito viene operata ogni scelta e non sempre la competenza è il criterio di selezione, in quanto le spinte interne ai partiti e alle maggioranze sono sempre molto forti e determinanti.
Il civismo sta invece premendo l’acceleratore verso un nuovo stile e rinnovati metodi di selezione della classe politica. L’ideale sarebbe quindi riuscire a ribaltare la logica imperante ed arrivare – perché no? – ad avere una nutrita lista di cittadini esperti e competenti che si dichiarano volontariamente disponibili a guidare i diversi possibili assessorati in una prossima amministrazione. Cittadini che rendano chiaro il progetto amministrativo di cui si fanno portatori e che, con onestà intellettuale, rendano pubblici i propri valori culturali e ideali di riferimento. La stessa chiarezza verrebbe quindi richiesta a chi sarà alla guida della città, motivando i criteri successivi di scelta.
Nulla di improponibile, quindi, ma un domani possibile e, volendo, nemmeno troppo lontano.
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