I fatti concreti sono noti solo a chi segue la politica locale ma meritano una riflessione che vale per altre realtà della Lombardia. Dunque: i consiglieri comunali della provincia di Varese che fanno riferimento al partito di Alfano si alleano con quelli di centrosinistra per la Nuova Provincia e danno un apporto, quantitativamente limitato ma decisivo, nel mettere fine al dominio più che ventennale di Lega e Forza Italia, soprattutto della Lega.
Le segreterie provinciali di questi due partiti vogliono vendicarsi e “ordinano” al sindaco di Varese, Attilio Fontana, di cacciare i due assessori dell’NCD, di cui uno vice sindaco. L’assessore si riconosce repentinamente in FI e salva il posto. Il vice sindaco, Carlo Baroni, salva la dignità e viene licenziato.
Perché il sindaco di Varese ha accettato il diktat se fino al giorno prima aveva manifestato pubblicamente il forte apprezzamento per il suo vice sul piano politico, amministrativo e umano e con il quale pareva legato da sincera amicizia? Il metodo e la sostanza appaiono errati. Senza l’NCD, Fontana non sarebbe probabilmente stato eletto. In questi frangenti delicati dovrebbe prevalere la volontà degli elettori e non l’interesse dei partiti.
Questo episodio si inscrive nella crisi complessiva del centrodestra nazionale. L’NCD viene esclusa dal blocco delle alleanze che Berlusconi sta tentando di ricostruire e la Lega è preda del furore contro Mare Nostrum e la politica sugli immigrati guidata da Alfano.
Ma che senso ha dichiararsi “autonomisti” (in particolare la Lega) se poi si pretende che vi sia una uniformità di alleanze da Roma a Milano a Varese, a tante altre realtà? Dove sta la proclamata esigenza di autodeterminazione politica per i vari livelli di governo? Ai tempi della contrapposizione DC-PCI erano molte le giunte locali che vedevano insieme i due partiti. Erano definite “anomale” ma venivano consentite e motivate proprio sul terreno dell’autonomia territoriale.
La volontà della Lega di sfrattare l’NCD dipende non solo dalla rabbia per la sconfitta subita nella sua “culla” ma anche dalla necessità di stringere i bulloni di un’intesa politica che ha perso forza e credibilità. Appare chiaro che la Lega non vuole mollare la presa sul potere locale e intende portare gli alleati sul suo terreno preferito che è quello dello scontro politico. La testa del vice sindaco è lo scalpo da mostrare a chi sgarra rispetto alla sua pretesa egemonica.
C’è un altro risvolto di carattere strettamente varesino. Magagne e insufficienze dell’amministrazione sono venute sotto i riflettori anche per effetto di movimenti civici molto combattivi. Spostare l’attenzione dalle contestazioni puntuali al presunto tradimento di qualche alleato appare funzionale a sviare dalle proprie responsabilità. Forse questo è il vero motivo che ha spinto il sindaco di Varese ad eseguire la “sentenza” dei partiti.
Sapranno approfittarne le opposizioni? Non c’è dubbio che l’alternanza dopo tanti anni è largamente attesa in quanto favorirebbe l’efficienza e la trasparenza dell’amministrazione. Il PD, che ha le maggiori responsabilità, dovrà tener conto fin da subito che una vasta porzione della città è stanca delle alleanze solo fra i partiti e vuole un ampio respiro civico.
You must be logged in to post a comment Login