L’amico Ambrogio Vaghi, valente consigliere comunale di opposizione a tre giunte differenti, la prima capeggiata dal dinamico ma nel contempo rigorista avvocato Lino Oldrini (cui è dedicato il Palazzetto dello Sport) potrebbe intrattenere, con affabulanti divagazioni, una lectio civica su quanta accadeva dentro e fuori Palazzo Estense quando il fervore politico e ideologico divampava nel Paese. C’erano una maggioranza e una minoranza in costante se non perpetua competizione che trovava il suo epilogo nell’assemblea comunale irrobustita da dotte citazioni intrecciate a precise argomentazioni, supportate da accurate tabelle che non lasciavano spazio alle improvvisazioni.
Tempi lontani, si dice, oggi i protagonisti della politica (allora il lemma era “i politici”) twittano per preparare il confronto con gli oppositori, confronto che il più delle volte ha come elementi primari cappi per impiccagioni, fette di mortadella, oggetti di svariata natura, lanci di faldoni, urla da forsennati, insulti ingiuriosi, volgarità da bettola, concetti strampalati.
Intervistati da emittenti televisive, alcuni di questi eletti manifestano una ignoranza crassa, una palese non conoscenza delle mozioni, delle risoluzioni, delle proposte che il Governo pone alla fiducia tale da scoraggiare ogni anelito a interessarsi della “politica” che altro non è che l’interesse per l’Italia e per le sue istituzioni. “Onorevole, cosa pensa del Darfur? (una delle nove provincie del Sudan)”. Risposta: “A me non piacciono i dolci!!!”, assonanza con la nota industria dolciaria. “Onorevole, dove si trova il Kurdistan?”. Risposta “Io mi interesso solo di agricoltura”. La portavoce dell’allora presidente del Consiglio, Berlusconi, stizzita disse che non le importava di sapere cosa fosse la Consob!
Basta vedere le cronache televisive e leggere i resoconti dei giornalisti parlamentari delle diverse testate italiane per rendersi conto dello squallore che si presenta agli occhi di chi sarà chiamato a servire nel prossimo futuro, dentro o fuori le istituzioni, in ufficio o in fabbrica, ai computer o ai fornelli di cucina questa nostra tormentata nazione. I giovani possono avere fiducia di fronte al metalinguaggio del signor Grillo, ai suoi grevi insulti, alla sua coprolalia? E non mettiamo sul fuoco tutte le ruberie, le concussioni, le corruzioni, le mazzette, le truffe commesse nei consessi regionali e anche comunali, la violazione delle leggi contenute nella Costituzione, nei codici penali e civili e aggiungiamo anche i recenti proclami del segretario della Lega che riporta indietro le lancette della storia fissandole su tematiche populiste con aggiunta i fascisti di Casa Pound e gli amoretti con la destra estrema francese di Le Pen?
Ma torniamo fra le mura di casa e domandiamoci quale rispondenza abbia la Giunta Fontana sulla realtà varesina: la sola risonanza è il taglio di alberi e la pervicace intenzione di ferire un contesto storico-religioso per un parcheggio! L’alacre assessore Clerici ha genialmente presentato un progetto in diciassette punti per prepararsi all’Expo: è consigliata la lettura sulle cose da niente! Un attento cittadino, appena avvertito, sensibile agli interessi della città si domanda quale criterio ispiri la confusa maggioranza consiliare, facendo sorgere il convincimento che per amministrare un Comune, seppur con appena ottantamila abitanti, occorrano persone con alle spalle anni di esperienza, di visione di largo raggio, di passione, di capacità realizzative.
A noi qui a Varese tocca rimpiangere gli amministratori del passato (che chi scrive criticava aspramente sul settimanale socialista) ma che Vaghi ha definito “persone preparate culturalmente con un cipiglio che incuteva soggezione”. Si discuteva di politica amministrativa, di programmi, di scelte per opere destinate a durare, di far compiere alla città sensibili passi avanti dentro uno stimolante dibattito fra maggioranza e opposizione foriero di decisioni sagge.
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