Ogni tanto riaffiora il problema del lago di Varese, del suo degrado e delle possibili soluzioni per il recupero e ripristino ai livelli pre inquinamento. Senza tante recriminazioni sui chi l’ha combinata grossa e perché sia così degradato è bene che emergano le iniziative vecchie e nuove che potrebbero portare al suo ritorno agli antichi splendori. Credo che più delle nuove tecnologie che hanno lasciato tutto invariato sia molto più utile l’amore per il lago e la conoscenza approfondita della zona nella quale è incastonato. L’articolo a firma Carlo Marchi riprende l’argomento e ricorda una vecchia proposta che vorrebbe ripresa in esame completandola con altre soluzioni maturate nel tempo. Il lago, per me stravecchio varesino Casbenatt, è sempre stato una perla incastonata nella grande vallata delimitata dalle nostre montagne con lo sfondo del Monte Rosa. Rievocavo con amici in questi giorni il dolore e la rabbia provati agli inizi degli anni sessanta quando sono stato costretto a sospenderne la frequentazione che superava il mezzo secolo, per l’appalesarsi di schifezze che formavano una crosta solida sulla sua superficie nella zona Calcinate/Oltrona e sotto Lissago, mentre sul fondo intanto si erano accumulati quei sedimenti che oggi si dovrebbero eliminare.
H letto su un quotidiano locale un’intervista ad Augusto Caravati, nella quale egli riproponeva una sua soluzione per il risanamento con l’abbassamento del livello del lago. Non sono un tecnico qualificato né un particolare esperto, ma credo importantissimo un ripensamento e sistemazione del sistema fognario circumlacuale. Quindi, a mio dire, il primo problema da risolvere è il portare da qualche parte il fango di fondo. Per me sempliciotto è palta avvelenata da allontanare e sotterrare perché non produca ulteriori danni.Ma dove metterla? La soluzione è già pronta, e con i soldi già spesi si sarebbe potuta già adottare senza tante perdite di tempo. Con Sorbone (quelle potenti pompe aspiranti che vengono già usate in caso di alluvioni) aspirando il fango di fondo già sciolto dall’acqua si potrebbe “scavalcare” il dosso di Biandronno sversando tutto nella valle formata dall’estinzione dell’ex laghetto dello stesso paese. Un bravo topografo potrebbe calcolare il limite di capienza di questo bacino .
Il fango pompato sedimenterebbe mentre l’acqua di scolo troverebbe una sua strada naturale o artificiale per scendere nel Lago Maggiore come fa già il Canale Bardello. Poi, ricoperto di buona terra, diventerebbe un ottimo terreno sano e coltivabile in sostituzione dell’area del laghetto estinto che troverebbe nuovo scopo di essere. Un vantaggio ulteriore sarebbe dato dal fatto che l’aspirazione non rimescolerebbe quello che rimane. Chi trovasse l’idea eccessiva la sostituisca con un’altra più valida,ma si sbrighi, perché finora con tanto “provare” è rimasto solo un monte di chiacchiere e si sono spesi tanti soldi per concludere con il nulla di fatto.
Antonio Golzi