Ridotto alla metà lo stipendio del Presidente del basket nostrano Francesco Vescovi, dirigente sveglio e competente, prescindendo da tutti i Consorzi di questa terra. Insomma, mentre un paese, ostinatamente e con costanza, continua a guardare verso il Parlamento per avere notizie del genere o quanto meno simili, a fare le prime spese della crisi è un dirigente varesino, mentre romani, lombardi, altoatesini e chi più ne ha più ne metta, barricati nelle loro roccheforti continuano nella strenua difesa, tipo Alcázar nel corso della guerra civile spagnola quando i falangisti di Franco resistettero a tutti gli attacchi dei miliziani. Non mollano un metro loro – i parlamentari – mai così uniti (splendido esempio di Unità d’Italia) contro l’indignazione generale.
È vero. Hanno dovuto subire l’onta economica e morale di un ritocco delle pensioni. Cose, ovviamente, da ridere. O da piangere. A scelta. Ma per il resto tengono duro. Così come hanno tenuto già fin troppo duro, sì che è lecito sperare che la resistenza diventi ulteriormente impossibile.
Francesco no. Ha dovuto (o forse considerato opportuno) ammainare bandiera di fronte a esigenze di bilanci che, evidentemente, se sfociano in tali risultati non sono poi tanto rosei come – di continuo – vengono dipinti.
Significa forse che il Consorzio non naviga poi in acque tanto placide e calme come si continua a proclamare? Significa, forse, che il Cuore soffre di qualche aritmia che giova sperare non si traduca in fibrillazione?
Insomma che Consorzio, Cuore e via dicendo, se del caso, abbiano i loro problemi da affrontare può essere pacifico. Ma forse non guasterebbe rimandare lo sventolio di bandiere a tempi migliori.
Anche perché i momenti non sono proprio tali da consentire ottimismi in fatto, soprattutto, di nuovi arrivi quanto a soldoni. Che poi a Varese si continui a sperare è, perfino, troppo ovvio.
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