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Garibalderie

LA TÌRUM GIÒ

ROBERTO GERVASINI - 24/10/2014

turateNunc de Vares abbiamo davanti un grande passato, un passato di verzura. Salvati i cipressetti almeno fino a Natale; sollevati tutti noi dalle quotidiane angosce intorno alla salute dei tassi dei Giardini Estensi; ridimensionato il programma dei parcheggi auto nei parchi del verde; ampliati gli orti cittadini dati in concessione dal Comune; rinnovato il bel colore verde marcio della superficie della fogna a cielo aperto chiamata “Lago di Varese”, caduta la giunta in Provincia, passata dal verde padania al rosato su fondo bianco fiore, adesso ci aspetta la Caserma Garibaldi, oggi da ribattezzare in Radetzky o Roberto Miglio, Umberto Bossi; Bel sito; Dio Po; Porcellum, Va pensiero, Roma ladrona; Foeura di ball, …(tutto a buffet).

Siamo in attesa di eventi dopo gli ultimi sette anni di proverbiale sfi…nimento ed immobilismo sul tema Caserma. Certo, in sette anni, dopo averla acquistata dal demanio per circa 2,5 milioni, ignorando che aspettando un anno il Comune di Varese l’avrebbe avuta gratis, l’intervento, forse unico ma sicuramente immediato è stato quello di togliere l’insegna storica col nome di Garibaldi che era per i padani un insulto stampato a grandi lettere sull’edificio all’ingresso del borgo culla del leghismo.

La Sovrintendenza non si è opposta al misfatto. Nessuno paga e Peppino si è vendicato e forse con la complicità di escavatori per il parcheggio multipiano di Piazza Repubblica, desiderosi, gli escavatori, di arrivare fin quasi dentro il cortile della caserma, ha messo in crisi, el Pepin, la stabilità dei muri ma solo quella sopra il parcheggio perché le altre parti murarie sono sanissime.

Torneremo in prima pagina sulla stampa nazionale grazie alla caserma Garibaldi, dopo il Tarzan dei cipressi ed il paventato crollo della Chiesa dell’Immacolata alla Prima Cappella. Intanto la questione caserma Garibaldi di Varese ha destato curiosità anche fuori la provincia, fino a Turate, dove l’associazione Varese per l’Italia 26 maggio 1859, un clan di monarchici rivoluzionari e sovversivi con a capo Barion, è stata chiamata presso la casa Militare Umberto I, unica casa militare in Italia, per dare un parere sulla sua demolizione.

Siamo andati a vedere ‘sto mucchio di cianfrusaglie dando precedenza assoluta al museo, ricchissimo di documenti, dalla famosa lettera di Felice Orsini a Napoleone III dopo la condanna a morte, ai tamburi usati dai milanesi il 18 marzo del 1848; dalla sciabola del conte Radetzky, ad una pistola di Garibaldi; dalla bandiera dei Mille di Marsala ad infiniti altri scritti e documenti oltre alle numerosissime armi d’epoca regalate dai militari, dal primo Risorgimento alla seconda guerra mondiale.

La casa militare di Turate era in origine una villa del 1700 della famiglia Ala Ponzone. Nel 1897 venne a costituirsi un comitato, presieduto dagli illustri milanesi Amato Amati, Giacinto Bruzzesi e Giuseppe Candiani (detti l’ABC di Turate), con il concorso della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, per raccogliere fondi allo scopo di acquistare, dagli eredi Zerbi di Saronno, la settecentesca villa. Il contratto di acquisto venne firmato il 10 ottobre 1897. I primi tre veterani ammessi nell’Istituto entrarono il 6 marzo 1899 e furono ritratti da Achille Beltrame sulla copertina di un numero della Domenica del Corriere. Nell’arco degli oltre cent’anni di vita della Casa, vi furono ospitati circa tremilacinquecento veterani, provenienti da tutta Italia. La casa Militare Umberto I è la prima ed unica in Italia; in tutta Europa ne esistono soltanto quattro.

Camminare nelle sale, che ancora portano le tracce di decorazioni leggiadre (carta da parati cinese, decorata, del 1700) risalenti al periodo in cui la villa era dimora nobiliare, in cui si alternano armi bianche, fucili, cimeli abissini, elmetti, divise, tamburi, trombe, mortai, reperti garibaldini, fa capire come questa raccolta si sia formata nel tempo, attraverso le donazioni di chi vedeva in questo piccolo museo il luogo giusto per ricordare e conservare tracce di una storia anche militare. Va bene, ma queste, diciamocelo, son tutte belle panzane che incuriosiscono solamente vecchi rincoglioniti attaccati al passato, alla memoria storica. Bisogna guardare avanti. La gente, anche a Turate, vuol fare la spesa in auto. Abbiamo quindi consigliato, nunc de Vares, di allargare il portone di ingresso della Casa Militare, e visto l’ampio parco e la possibilità di installarci dei banchetti agroalimentari con le formaggelle del luinese e le pesche di Travedona, gli asparagi di Cantello con le galline di Casciago, di farci un bel mercatino. L’alternativa? Barion, il più scatenato tra i varesini, ha consigliato di tirarla giù (la tirum giò), come voleva fare la Giunta a Vares. Ma sì, ci piazziamo sopra due bei condominietti di sei piani, piastrellati, con una bella aiuoletta con lo scivolo per i bambini e due dondolo, ma anche tre.

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