Platone non c’era quest’anno al tradizionale cenone varesino l’ultima sera dell’anno. Ragioni di salute lo hanno tenuto lontano dal gruppo di amici clochard con cui condivide la quotidianità e che, comunque, lo hanno ricordato spesso nel loro conversare. E tre anni fa, proprio in occasione del primo “San Silvestro solidale”, Platone aveva incontrato due giovani volontari, Veronica e Nicolò, che lo avevano ascoltato declamare le sue perle di saggezza e i racconti. Una vicinanza che è continuata e che i due ragazzi hanno spontaneamente espresso anche ora che il “saggio Platone” è in difficoltà di salute. Con amorevolezza lo seguono, si interessano delle sue condizioni e testimoniano una disponibilità del cuore che è bello riconoscere nei giovani. Ce n’erano diversi, anche quest’anno, di ragazze e ragazzi alla cena dell’ultimo, che sta diventano ormai una occasione bella di condivisione e di incontro. Hanno organizzato la tombola, cucinato, servito ai tavoli, predisposto e riordinato. Soprattutto hanno condiviso la cena, ascoltato storie e magari fatto sorgere qualche altra solidale vicinanza, come quella di Veronica, Nicolò e Platone. E, accanto ai giovani, persone adulte che, provenendo anche da vari paesi della provincia, sono confluite alla festa per strade e in forme diverse: per amicizia con qualcuno degli organizzatori, per avere letto la notizia sui giornali, per avere avuto informazione dalle associazioni di volontariato. Persino una arzilla signora malnatese di novantasei anni è stata presente dal tardo pomeriggio e per tutta la sera.
Grande è stata inoltre la generosità dei negozianti varesini e di alcuni cittadini che hanno messo a disposizione quanto necessario. Alcuni di loro già tempo prima, senza nemmeno dovere chiedere, contattano gli organizzatori e si dicono disponibili a offrire quel che serve. Altri commercianti si sono aggiunti quest’anno, non appena saputo che alcuni alimenti scarseggiavano. Altrettanto hanno fatto semplici cittadini che hanno offerto quanto serviva. Una bella catena ha messo assieme forze e risorse, ha unito e superato qualsiasi differenza.
La Varese solidale è anche quella degli auguri scanditi nelle tantissime lingue dei paesi di appartenenza dei commensali: dal russo all’ucraino, dall’arabo a diverse lingue africane, dal francese al bosino.
Ed è quella che accompagna la cena con una nenia magrebina sussurrata al microfono da un giovane che forse, così facendo, sente meno lontana la propria casa e la propria famiglia o quella di ragazzi che, alle prime ore dopo la mezzanotte, riportano a casa in macchina qualche clochard che ha il proprio riparo in qualche paese della provincia.
La Varese solidale è quella che amiamo di più, quella che sa mettere assieme il rispetto per la religione di Mohamed che non mangia carne di maiale con il Pierino che trova subito un rimedio “…dàmal a mi ul to tocc de salam, che mi sun cristian e ma va ben tuscoss!”.
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