Ho cercato con altri, negli ultimi anni, di far comprendere, tramite lettere al Sindaco del Comune di Varese, come per risolvere i grandi problemi ambientali che il lago soffre, occorresse fare squadra con gli altri comuni e, aggiungo, con le associazioni ambientaliste del territorio, dando finalmente attuazione alla Costituzione italiana.
Avevo, quindi, proposto a Fontana di far aderire all’Associazione dei Comuni rivieraschi il Comune di cui è rappresentante legale. Mi era sempre stato detto di sì a parole, ma non c’erano mai state apposite delibere istituzionali da parte del competente Consiglio comunale. C’è, però, un altro traguardo che nello specifico va perseguito: trattandosi di comuni comproprietari di uno specchio d’acqua, i Sindaci siano i primi, vivendo giornalmente i numerosi problemi di cui soffre lo specchio d’acqua, a doverne attivamente vigilare le cause.
Ci vuole rispetto delle regole amministrative ma, resto convinto del fatto che la popolazione del lago sia la più importante sentinella delle sue problematiche e che debba sempre essere ascoltata dalle istituzioni che debbono assumere delle decisioni, specie se lontane dal problema.
Non intendo muovermi contro la Provincia o contro l’Osservatorio provinciale, bensì dare loro una concreta proposta già condivisa da parte dei Comuni a Lago.
Una Associazione dei comuni rivieraschi senza che sia presente il Comune di Varese, che oltre ad essere comune capoluogo è anche quello nei cui limiti c’è la maggiore superficie di lago rispetto agli altri comuni, avrebbe avuto una difficile esistenza e la Provincia avrebbe sempre potuto liberamente inventarsi soluzioni di disinquinamento assolutamente sui generis. Espedienti che hanno fatto perdere soldi e tempo, come è stato per il Phoslock.
Avevo, pertanto, la forte paura che il Comune di Varese volesse mettere la testa sotto la sabbia e che non volesse partecipare ad accertare la verità su cosa accade nel lago che porta il suo nome, recitando il solito refrain “Non ci sono soldi”.
Sono stato, invece, tranquillizzato con un vero e proprio colpo di teatro. Ho, quindi, trovato molto positivo che il Sindaco di Varese abbia chiamato a raccolta i comuni rivieraschi con lo scopo di individuare le priorità per un salvataggio da portare all’attenzione di Provincia e Ato.
Si è così tenuto un summit a Palazzo Estense di ben dieci Sindaci. Sarebbe molto importante che il summit sia stabile e che venga approvata una carta di intenti che possa normarne le azioni e, comunque, incamerare le carte di quella Associazione dei Comuni rivieraschi che era presieduta dall’ex Sindaco del Comune di Bodio Lomnago.
Quella Associazione, che si era data come primo scopo quello di fare funzionare le fognature a lago aveva, infatti, fatto una raccolta di elaborati consegnati dai comuni del lago. Carte che non dovrebbero andare disperse.
In considerazione del fatto che il Comune di Varese abbia richiesto, che nella prossima riunione, si affronti anche il tema dell’inquinamento del fondo del lago, riteniamo fondamentale che si faccia una riunione tra i Sindaci dell’osservatorio e i maggiori centri di ricerca del territorio varesino, scegliendo la pratica che possa trovare il consenso più ampio e decidendo di portarla in avanti con determinazione.
Occorre anche sentire il parere di tutti quei paesi esteri che partecipano a competizioni di canottaggio sul nostro lago. Riteniamo che per uno specchio d’acqua e come il nostro, possa ospitare con condizioni ideali, manifestazioni sportive anche internazionali, ci possa essere l’impegno di tutti per la sua salvaguardia.
Il salvataggio del Lago di Varese non deve essere limitato alle istituzioni, ma va innescata una vera e propria, virtuosa, consultazione popolare: deve essere chiaro il motto ‘Il Lago è di tutti’. Tutti assieme dobbiamo sanarlo. Un lago possa divenire, finalmente vivo, è una formidabile occasione per vivere la natura varesina e per poterla utilizzare come pubblicità per poter svolgere attività economiche nel rispetto delle normative esistenti.
Occorre pretendere una azione precisa da parte dei comuni rivieraschi del Lago di Varese. Ritengo che essi possano anche andare dal Provveditore provinciale agli studi, e indicargli quanto sarebbe utile che i giovani conoscano il lago, i pesci delle sue acque, gli uccelli e gli animali dei suoi canneti, le diverse popolazioni che l’anno abitato nonché i loro usi e costumi.
Potrebbero anche occuparsi della realizzazione di un parco locale di interesse sovraccomunale delle sponde, che auspico possa avere una dimensione il più possibile allargata, tanto da non poter più essere consentita la realizzazione di opere come l’albergo di Capolago che ancora ora costituisce un intollerabile precedente.
C’è poi un patrimonio dell’umanità, l’Isolino Virginia, che è un tesoro del lago e che, il Comune di Varese che ne è proprietario, deve consentire a tutti i comuni di gestire e valorizzare. Lo stesso vale per i reperti delle popolazioni che hanno potuto godere dell’economia che può nascere dal Lago di Varese e rafforzarsi con la sua salvaguardia completa.
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