Matteo è il solo che cita succintamente l’episodio della visita dei Re Magi; questa sua reticenza pone una serie di interrogativi che, nel corso dei secoli, saranno da incentivo per una creazione mitica.
Il Vangelo non ci dice chi sono e quanti sono, quale è il loro aspetto ed il loro nome, da quale regione orientale vennero e per quale via tornarono, perché proprio loro avevano visto la stella e perché scelsero proprio quei doni. Con le domande potremmo continuare.
A tutti questi quesiti si è risposto traendo notizie dai vangeli apocrifi e da leggende medievali spesso di origine orientale.
Nel Milanese e nella nostra zona la presenza dei Re Magi è ancora attuale poiché dal 1034 al 1165 le loro reliquie furono custodite a Milano, prima del definitivo trasferimento a Colonia. Una leggenda dice che il convoglio che trasportava le reliquie transitasse per Busto Arsizio e fino al 1880 una porta della città era a loro dedicata, ancor oggi all’Epifania viene festeggiato questo avvenimento.
Le chiese dedicate ai Magi non sono numerose, ma nella nostra zone ne sorgono diverse: a Sesto Calende la chiesa di san Vincenzo è anche detta dei Re Magi, perché conserva anche una loro rappresentazione; ad Arcisate, in località Velmaio vi è una chiesetta a loro dedicata; a Casarico (Casciago) nel 1734 vi era un oratorio dedicato a Pio V e ai Re Magi, oggi trasformato in abitazione civile; a Olona, frazione di Induno, esiste – e ben lo sanno i bosini doc – la chiesa loro dedicata, sede della tradizionale festa. Molte chiese della zona raccolgono dipinti e affreschi dedicati a questo avvenimento, la più antica rappresentazione è a Castelseprio.
La permanenza dei Magi ha lasciato tracce anche nella vita civile, infatti diversi alberghi si chiamavano “ai Tre Re ” o ai “Re Magi” o “alla Stella”, dedicati a questi globe-trotter ante litteram.
Già Pietro da Bescapé, considerato il primo poeta volgare milanese, verso il 1274 dedicava loro nel suo “Sermon del Novo e del Vedre Testamento ” oltre settanta versi :
Al signo de una stella respendente tri magi venen da oriente, zevan quirando (andavano cercando) lo filiol de Deo lo qual è nado rex de li çudei. Li nomi di li magi l’ un è Guaspar, l’ altro Marchion, l’ altro Baldeçar. Zascun se ‘n va in soa region, sì como per l’ angelo a lor ven in vision.Non a caso il Porta chiamò Marchionn l’eroe del “Marchionn di gamb avert”, ma pochi sanno che era anche uno dei nomi del poeta. Infatti Porta si chiamava Carlo Antonio Melchiorre Filippo e i due suoi fratelli maggiori l’ uno Baldassarre, l’ altro Gaspare, ovvero i nomi dei tre Magi.
La tradizione a Varese. Nel mese di luglio è nato Pietro, il mio primo nipotino. Alla felicità per l’evento si unisce la possibilità di continuare la tradizione di fare arrivare le sere del 2, del 3 e del 4 gennaio, a uno a uno, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.
So per certo che in alcune famiglie varesine è viva la tradizione da almeno quattro, cinque generazioni. Da piccolo mi ricordo l’attesa di semplici doni che rinnovavano la venuta di Gesù Bambino e l’ imminente arrivo della Befana. Ogni sera seguivo il consiglio di mio zio Oreste mettendo un bicchierino di grappa, come corroborante al Mago che senz’altro sarebbe giunto infreddolito.
Ricordo anche il “panico” dei pomeriggi del 2 gennaio quando mia moglie si ricordava dell’imminente arrivo e si precipitava fuori casa per procurare i regalini dei Magi per mia figlia. Vorrei invitare i veri bosini a riprendere questa bella tradizione con i loro figli e nipoti: il ricordo mi riempie sempre di allegria.
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