Cultura

FEDE E VARESINITÀ

ANNALISA MOTTA - 17/10/2014

Non si può pensare Varese senza il suo Sacro Monte, il centro città senza Basilica e Battistero. Ecco come un territorio porta indelebili i segni di una presenza che in quasi duemila anni ha plasmato e arricchito il paesaggio e la comunità: la presenza del popolo cristiano, con la sua fede e le sue opere. È proprio la ricerca di queste testimonianze che ha dato vita, dopo due anni di lavoro svolto da alcuni insegnanti del liceo Sacro Monte e dai loro allievi, alla mostra “Alle origini di una presenza – La fede, i luoghi, i santi”, che è già stata esposta nella parrocchia di Biumo Inferiore all’inizio dell’estate con grande successo di pubblico. La fatica di questo insolito team di ricercatori viene oggi offerta a tutta la città quasi come “un regalo”, perché ciascun varesino riscopra i tesori artistici e storici che ci circondano, che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi, ma proprio per questo rischiamo di dare per scontati.

“Quello che ci ha mosso” racconta il professor Marco Pippione, dirigente scolastico del liceo, nel catalogo “è stata la provocazione di Benedetto XVI all’inizio dell’Anno della fede, con il richiamo a ravvivare, purificare, confermare e confessare la propria fede. Il lavoro didattico e culturale scaturito da questa sollecitazione è cresciuto ben oltre le aspettative iniziali. È uscito per così dire dalla scuola e si è trasformato in un’occasione per tutti”.

Oltre venti sono i pannelli, di grande formato con foto suggestive e spesso inedite, che accompagnano il visitatore a ricordare i fondamenti della fede cristiana, scoprirne le origini nel Varesotto e i frutti che in tanti secoli questa fede ha maturato. Non tutti sanno, ad esempio, che il Cristianesimo arrivò nelle nostre terre tra la fine del IV e l’inizio del V secolo, nell’ultimo periodo dell’Impero romano. Secondo la tradizione, fu addirittura sant’Ambrogio a fondare la primissima chiesa su quel monte oggi chiamato non a caso Sacro. E’ qui che nacque, molto prima della Via delle Cappelle, la devozione mariana dei varesini, testimoniata per altro in moltissimi luoghi, tra i quali il Monte Morone a Malnate; un affetto per la Vergine che continua poi nel culto dell’Addolorata della Basilica, tanto vivo ancor oggi.

Scopriamo poi, nel percorso della mostra, quanto sia stato importante nei secoli il legame con i santi del territorio, sia quelli in qualche modo “stranieri” come l’africano Vittore, a cui sono dedicate molte delle nostre chiese, oppure come i nordici Gemolo e Imerio che secondo la tradizione furono martirizzati in Valganna; o santi lombardi se non proprio “bosini”, come Caterina e Giuliana, e i martiri Samuele Marzorati, e Gaspare Daverio.

Ma anche le pietre hanno spesso l’impronta della fede. Non pensiamo solo alle tante chiese, battisteri, luoghi sacri: perfino la nascita dell’ospedale, a Varese, porta il marchio della fede – e quindi della carità – cristiana. Dall’antichissimo hospitale del Nifontano, sorto come ospizio per i pellegrini che transitavano da Varese e per assistere poveri, vecchi e orfani, all’Ospedale di san Giovanni in centro città, riuniti poi nell’Ospedale dei Poveri.

Ma non c’è solo il passato, nel percorso della mostra: proprio alla fine del nostro viaggio tra testimonianze e tradizioni, tra piccoli gioielli dell’architettura e della fede, troviamo una chicca. Infatti la mostra si conclude con una commovente documento dei nostri anni: il filmato del pellegrinaggio compiuto da san Giovanni Paolo II lungo la via sacra delle Cappelle, nel 1984, accompagnato dall’intera città di Varese. Fra i tanti volti noti, molti varesini “anonimi” potranno magari riconoscersi.