Cambiamento radicale per la Provincia di Varese. La Lega ha perso la sua roccaforte. Il centrosinistra (con l’aiuto del NCD) ha vinto nettamente. Il presidente Gunnar Vincenzi ha una maggioranza di nove componenti su un consiglio di sedici.
Complimenti ai vincitori e auguri. Adesso però bisogna pensare a cosa è successo e cosa bisogna fare. Innanzitutto ha avuto ragione chi voleva presentare più di un candidato e più di una lista. Un solo candidato e una sola lista avrebbero addormentato il confronto, tutti avrebbero dichiarato di aver vinto e gli stessi consiglieri comunali si sarebbero sentiti molto meno interessati e coinvolti. I partiti avrebbero deciso tutto fra loro.
Un’esigenza su tutte: la discontinuità promessa va davvero attuata. E deve riguardare anche il comportamento dei partiti. Lega e Forza Italia occupavano la Provincia col piglio da manu militari. Questa storia deve finire. È necessario dare un senso vero e profondo alla “Provincia dei Comuni” lasciando più spazio agli amministratori comunali. Le classiche gestioni politiche a maggioranza e minoranza dovranno essere sensibilmente modificate.
Il primo bilancio, da approvare con maggioranza qualificata dei sindaci molti dei quali sono “civici”, farà lo screening delle risorse a disposizione, stabilirà quali servizi confermare e quali modificare, quali risparmi effettuare. Non sarà facile realizzare immediatamente molte innovazioni, tuttavia una diversa progettualità dovrà risultare evidente.
Lo statuto, anch’esso votato dai sindaci, definirà le regole di funzionamento e organizzazione. Ma la scelta più difficile riguarderà lo spazio d’azione che si vorrà riservare agli “ambiti omogenei” (Malpensa, Centro, Nord). La prospettiva, se non i compiti precisi, dovrà essere subito chiara. Quale ruolo operativo avranno? È un punto decisivo per l’identità di questo ente.
Prediamo un caso caldissimo. Se il nostro Sud resterà dentro questa provincia o confermerà l’orientamento già annunciato di passare alla città metropolitana di Milano dipenderà molto dalle possibilità di auto organizzazione che gli saranno attribuite. Che tutti i Comuni della Provincia, e non soltanto quelli direttamente coinvolti, possano far sentire la propria voce è giusto dopo tanti anni di partecipazione nello stesso ente.
Le decisioni importanti sono tante. Una priorità dovrà essere data alla programmazione territoriale trascurata dalla passata amministrazione. È sufficiente confrontare le scelte dei Piani di governo del territorio (PGT) di molti Comuni perché balzino all’occhio parecchie e profonde contraddizioni nelle stesse aree confinanti. Cooperazione e coordinamento sono urgenti.
C’è da scommettere che lo Statuto affermerà con enfasi che al centro dell’attività della Provincia ci sarà la persona con i suoi bisogni fondamentali. Bene, sottoscrivo. Ma penso che bisognerà nei fatti mettere al centro “l’impresa” di tutte le dimensioni a partire da quelle piccole e piccolissime. La formazione professionale, per fare un esempio, se non è modulata sulla variegata realtà produttiva diventa un costo inutile e non crea nuovo lavoro.
La nuova sfida è certamente difficile ma merita passione, impegno e immaginazione del futuro.
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