È stato pubblicato dalle Edizioni Studium di Roma l’ultimo – ci auguriamo last but not least – lavoro di Piero Viotto dedicato ai rapporti intercorsi tra Paolo VI, di cui in questi giorni si celebra la beatificazione, ed il filosofo francese Jacques Maritain.
Dopo avere analizzato le numerose corrispondenze di Jacques e Raissa Maritain con scrittori e artisti, con filosofi e politici, Piero Viotto si è dedicato ad esplorare i rapporti con Montini e ne è nato un libro che è non solo una sorta di biografia incrociata, ma un’analisi delle vicende culturali, politiche, ed ecclesiali del ’900, dalla crisi conseguente al secondo conflitto mondiale al Concilio Vaticano di cui furono protagonisti.
La prima motivazione di questa ricerca è stata la necessità di rilevare, attraverso una rigorosa documentazione, come san Tommaso sia il fondamento scientifico della pastorale di Montini sacerdote, arcivescovo, pontefice. In questo lavoro grande aiuto è venuto da monsignor Pasquale Macchi: “Una sera, qualche tempo prima di morire – racconta lo stesso Viotto – mi chiamò a casa sua, qui a Varese, dove sovente soggiornava, per trovare la sorella, e mi consegnò un pacco di circa duecento fogli, fotocopie di appunti manoscritti di Paolo VI, che conservo gelosamente. Sono i riferimenti che Paolo VI andava a rintracciare negli scritti di san Tommaso per preparare le sue omelie e i suoi discorsi, sulla base di una sicura fondazione teologica”.
Una “amicizia intellettuale” è definito il rapporto tra questi due grandi testimoni del Novecento: “I due amici – ricorda monsignor Buzzi, prefetto dell’Ambrosiana nella prefazione – hanno saputo muoversi con fermezza e prudenza nella complessità articolata e sfaccettata della cultura occidentale, dalla questione educativa a quella economica, dalle controverse situazioni di politica internazionale alla necessità di concreti interventi umanitari a difesa della dignità dell’uomo e delle irrinunciabili esigenze culturali di cui ogni persona è portatrice”. Una scelta, la loro, non sempre facile ed anzi soggetta alle critiche di un certo conservatorismo ideologico, se consideriamo i contrasti con l’ambiente gesuita sia per Montini, costretto nel 1933 alle dimissioni da assistente nazionale della FUCI (si è anche insinuato che la sua nomina ad Arcivescovo di Milano nel 1954 da parte di Pio XII fosse in realtà un promoveatur ut amoveatur per la sua eccessiva vicinanza ai cattolici impegnati nella DC…) che per Maritain il cui “Umanesimo Integrale”, la sua opera più nota, venne duramente attaccata su Civiltà Cattolica da padre Messineo negli anni ’50 tanto da rischiare di essere messa all’Indice.
Il libro di trecento pagine si struttura in due parti. Nella prima l’Autore evidenzia la loro spiritualità benedettina, l’amore per la bellezza, l’impegno fattivo per la libertà politica, e come alla radice della riflessione teologica e della pastorale dell’Arcivescovo e del Pontefice ci sia un costante riferimento alla filosofia di san Tommaso ma anche alla teologia di san Paolo. Nella seconda parte si considerano le relazioni tra Montini Sostituto della Segreteria di Stato e l’Ambasciatore della Repubblica francese, i lavori del Concilio, e gli anni del ritiro di Maritain a Tolosa tra i Piccoli Fratelli di Gesù.
Da tutto ciò risulta il ruolo centrale di monsignor Macchi in veste di intermediario tra il Pontefice e il filosofo, tanto da essere inviato in missione a Tolosa per avere le riflessioni di Maritain su alcuni problemi in discussione al Concilio ed a Friburgo presso il teologo svizzero Charles Journet, autore di una tra le opere ecclesiologiche più importanti del novecento ed amico di Maritain con il quale intratteneva un fitta corrispondenza, per convincerlo ad accettare la nomina a Cardinale: il che avvenne senza esitazioni da parte di Montini nel 1965.
Il libro sarà presentato alla Biblioteca Comunale di via Sacco giovedi 23 ottobre alle ore 18 con la partecipazione di monsignor Franco Agnesi Vicario Episcopale della zona di Varese, dell’avvocato Attilio Fontana Sindaco della Città, di Giselda Adornato dell’Istituto Paolo VI di Brescia, e di Marco Dal Fior giornalista del Corriere della Sera.
You must be logged in to post a comment Login