Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Attualità

DI MALE IN MEGLIO?

LILIANO FRATTINI - 10/10/2014

varese

Quando Varese era una “Città giardino”

Non amo Varese ma adesso vivo a Varese; sono nato a Varese ma ho abitato decenni a Roma. Ma sono varesino e conosco i varesini: noi tutti con le nostre fisime, le nostre disattenzioni, i nostri malumori, le nostre reticenze, le nostre sconfessioni, le nostre pelose antipatie, la nostra sgarberia. Siamo antipatici sulle soglie di casa ma ci riscattiamo mano a mano che il colloquio (perdita di tempo!) sprigiona la nostra affabilità. Già mi sento dire: vieni al dunque, pocc paròl….

Voglio anch’io dire la mia perché sono convinto che ogni cittadino ha il dovere di manifestare la sua opinione sull’andamento della gestione politico-amministrativa, sulle condizioni delle nostre piazze, delle nostre strade, delle nostre istituzioni, delle nostre bellezze e anche delle nostre bruttezze. Ma prima di tutto fatemi ricordare questi versi di Gabriele D’Annunzio, per farvi capire il mio stato d’animo: “Giova, o amico, ne l’anima profonda meditare le dubbie sorti umane, piangere il tempo, ed oscurar di vane melancolìe la dea Terra feconda?”.

Insomma, ne vale la pena se si considera il crescente disinteresse di gran parte della gente alle cose che non interessano “ la me cà ”? Sì, ne vale la pena perché il rincaro della pasta o del gas, il peso degli affitti, le spese per la benzina sono tutti risvolti politici (viene dal greco antico “polis” che vuol dire città, comunità, aggregazione). Non si vive per noi stessi, ma con gli altri, con i vicini ma anche ci si rapporta con i lontani.

O di quello che succede attorno a noi, che abitiamo a Varese, la ex città-giardino o città dei giardini (di una volta!) “ce ne può fregar de meno” come cantilenano i romani? A me, modestamente, rattrista la vistosa diminuzione dei residenti (circa ventimila persone se ne sono andate in dieci anni): mi rattrista la falcidia di negozi che chiudono, di attività artigiane che dismettono, di fabbriche che licenziano, di tradizioni che scompaiono, di edifici, facciate, monumenti, muri, portici che vengono sfigurati da scritti o sgorbi demenziali; mi rattrista la pregevole fontana di piazza Monte Grappa svilita da cartacce, mozziconi, torsoli di mele, residui di bevute e sovente privata dei suoi getti d’acqua; mi addolora che la giunta del capoluogo, che gli assessori preposti a ruoli significativi non assolvano con competenza e sensibilità i loro ruoli: pensiamo alla estraniante vicenda di metter su al Sacro Monte un parking a ridosso del complesso monumentale riconosciuto patrimonio mondiale dall’Unesco, previa carica di dinamite destinata ad alterare lo storico e amato luogo; il lago di Varese ridotto a fogna per incuria; la farsesca commedia-comica della ex caserma Garibaldi su cui non val più la pena spendere parole; la condizione fatiscente di molti edifici scolastici; la viabilità lasciata al fiuto dell’esperto di turno; la più che ventennale ipotesi di una bretella Borri-Gasparotto; la mancata osmosi Università dell’Insubria – circoli culturali, artistici, pittorici, ambientali, turistici, sportivi della città; la noncuranza delle strade e dei marciapiedi, le carenze di illuminazione; i disorganizzati trasporti, i pochi campi di gioco per ragazzi; il gioiello Isola Virginia di inestimabile valore storico-archeologico lasciato in abbandono; il disatteso fantomatico progetto di collegamento fra le due stazioni ferroviarie; l’assenza di iniziative capaci di dare respiro alle attività industriali, artigianali, commerciali.

Mi fermo qui: è un elenco dentro il quale ci sono cifre, progetti, stanziamenti, idee, disponibilità, creatività, preparazione, continuità. Non mi ritrovo per niente in questa amministrazione, anzi ne auspico un suo accantonamento, convinto che si può rigenerare la città perché possiede ricchezza di menti, di intelligenze, di capacità e competenze atti a ridare a Varese quel volto discreto, rispettoso, composto, lindo, dinamico che aveva ancora anni fa prima che una rivoluzione politica, fallita, mutasse il suo volto. Auspico un “borgo antico” proiettato in un globale, collettivo slancio di armoniosa modernità, cifra di progresso sociale, economico, culturale, del tempo libero, nel segno di servizio alla collettività.

Senza nostalgie, conservatorismi, ripiegamenti, improvvisazioni. E da parte nostra nessuna indifferenza perché diceva uno scrittore: “L’indifferenza è micidiale come la muffa per le cose”.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login