È arrivato il momento in cui sindaci e consiglieri comunali (circa milleottocento voti) scelgono il presidente e il consiglio della Nuova Provincia di Varese. Un soggetto misterioso per la grandissima parte dei cittadini per i quali era abbastanza oscuro cosa facesse anche la vecchia Provincia.
C’è un’accusa che corre su tantissime bocche: “Ci avevano promesso che l’avrebbero abolita e invece nel Paese del Gattopardo la Provincia esiste ancora”. Invece non è così. È stato davvero eliminato l’Ente Provincia con il suo carico di apparati politici e di costose campagne elettorali che si focalizzavano più sulla polemica tra i partiti che sui problemi del territorio.
La Provincia è sempre stata molto impopolare, certamente. Ma gestiva servizi e strutture che devono necessariamente restare. E chi li amministrerà in futuro? La Regione no, assolutamente, ha ben altro fa fare, sarebbe un disastro. È stata data la risposta giusta. Li prenderanno in carico i Comuni del territorio provinciale in forma associata e obbligatoria che eleggono i propri rappresentanti, appunto la Nuova Provincia.
Per la Lombardia non è una soluzione nuova, tutt’altro. La nostra Regione, più di trentacinque anni fa aveva istituito i Comprensori (press’a poco con queste stesse funzioni e modalità di elezione) allo scopo proprio di eliminare le Province. Conosco benissimo quella storia per averla vissuta direttamente come presidente del comprensorio Varese-Verbano quando ero giovane sindaco di Vedano. Una stagione durata pochissimo. Quelle istituzioni furono abrogate dalla stessa Regione subito dopo che il Parlamento aveva confermato le Province.
I compiti che la Nuova Provincia svolgerà sono quelli tradizionali: viabilità locale, una parte dell’edilizia scolastica, il coordinamento delle politiche urbanistiche (finora poco e male esercitato), tutte le deleghe attribuite dalla Regione (si spera con i fondi necessari).
Ma molto di nuovo dovrà essere fatto per adattare meglio l’amministrazione alla realtà locale. In provincia di Varese (come in altre realtà) vi sono zone con vocazioni differenziate: il nord con turismo, cultura e un poco di agricoltura; il capoluogo e dintorni con servizi pubblici e privati; il sud con le attività produttive. È necessario istituire varie “zone omogenee” per attuare progetti innovativi per la crescita e realizzare economie di scala in molte strutture.
L’asse Varese-Milano è stato, in Lombardia, quello su cui si sono avuti i maggiori investimenti pubblici come l’aeroporto di Malpensa, un tratto della pedemontana, la grande fiera Rho-Pero. Ma le ricadute positive sulle nostre zone sono state troppo poche. Toccherà alla Nuova Provincia correggere questi forti limiti con grande attenzione ad un uso del suolo più razionale e rispettoso dell’ambiente.
A questo appuntamento si presentano due candidati. Silvana Alberio, sindaco di Gavirate, appoggiata da Lega, Forza Italia e alleati tradizionali. Gunnar Vincenzi, sindaco di Cantello, sostenuto dal centrosinistra, molte liste civiche e NCD.
La parola chiave del centrosinistra è discontinuità rispetto al dominio dei presidenti leghisti durato oltre vent’anni. A prescindere dalla propaganda di parte penso che anche nelle strutture amministrative il ricambio sia fisiologico.
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