Dunque si aspetta. Il cantiere della Prima Cappella non apre, prima la magistratura completerà la sua indagine, poi si darà il via a ruspe, picconi, detonatori. Lo si darà sul serio? Sarebbe meglio (doveroso) che non lo si desse. Lo scriviamo da sempre, ne è testimonianza la raccolta d’articoli di RMFonline degli ultimi due anni e mezzo: chi è curioso, vada a spulciare. E prenda nota di quanti varesini si sono impegnati, con disinteresse personale e per amore verso la città, in una battaglia di principio che non ha ancora avuto fine.
Il problema non è (solo) che le procedure tecnico-legali fin qui seguite siano corrette. Anche se lo fossero, rimane il giudizio popolare, semplice e radicale: quell’opera fa a pugni col buonsenso, lo gridano migliaia di firme, l’han dimostrato tante manifestazioni, lo ribadirà la camminata pacifica di domenica prossima. Da Fogliaro in su, partenza alle 15 dalla chiesa di San Giuseppe, una prevedibile moltitudine a confermare la voglia di civile protesta.
L’assurdità del progetto era chiara fin dall’inizio. Conoscete le ragioni: l’offesa all’ambiente, l’ingorgo viabilistico all’ingresso-uscita, la sfida alla tenuta d’opere seicentesche (la chiesetta dell’Immacolata, di fronte all’ipotizzato scavo, resisterà alle onde degli esplosivi?), il costo esorbitante, l’inutilità d’un bunker che non risolve il disagio della penuria di posteggi sulla nostra montagna sacra, il mancato approfondimento di possibili alternative. E l’elenco potrebbe continuare. In sintesi: peggio non la si poteva pensare, quest’idea di ricovero d’auto.
Perciò l’invito d’una volta resta l’invito d’oggi: fermatevi, tornate indietro, date retta a prudenza, saggezza, lungimiranza. Si dice: sì, però esiste il caso politico. Cioè: se sindaco e giunta, ricevuto l’eventuale via libera dalla Procura della Repubblica, rinunziassero comunque all’impresa, ne conseguirebbe una bocciatura mortifera della loro esperienza amministrativa. E dovrebbero andare a casa in anticipo rispetto alla scadenza del mandato, primavera 2016.
Proprio così? Le opposizioni in Consiglio comunale non farebbero certo sconti al centrodestra, e sarebbe altro che comprensibile un tale atteggiamento. Ma Varese si mostrerebbe più comprensiva, di fronte a un ravvedimento in extremis: non chiederebbe le dimissioni di nessuno, e semmai domanderebbe a tutti (a tutti i responsabili della disastrosa storia) di provvedere all’esame di coscienza. Ne aspetterebbe con pazienza il selfie-responso: si sentono ancora rappresentativi della comunità locale? Credono che lo stop sul ciglio del burrone basti a salvarli da una rovinosa caduta? Ritengono che il loro destino personale sia più o meno importante di quello collettivo? Eccetera.
Niente paura, cari governanti. Come sempre, l’anima genuina della gente non presenta profili complessi: se uno sbaglia, e riconosce d’aver sbagliato, gli si concede l’opportunità di rimediare. Nella vicenda specifica, di decidere da sé il proprio futuro: legga gli avvenimenti, ne valuti il significato, tiri le sue conclusioni. I governati si tireranno da parte, rispettosi del travaglio interiore di quanti hanno perseguito male uno scopo sicuramente immaginato di bene.
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