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Attualità

VIA VERDI, PARK DA CHIUDERE

CESARE CHIERICATI - 03/10/2014

areaStupisce davvero che nella botanica e fin troppo mediatica disputa tra tassi e calocedri nessuna veda, o faccia finta di non vedere, quale sia oggi il vulnus più intollerabile all’integrità dei Giardini Estensi, il parcheggio affacciato su via Verdi che da tre decenni almeno ha sottratto a bambini e ragazzini del centro cittadino un ampio spazio dove si inventavano giochi e partite di calcio ponendo libri e cartelle a delimitare le porte.

La scelta di adibirlo a parcheggio, negli anni ‘70/’80, fu dettata da due considerazioni: 1) offrire un’area di sosta ai dipendenti comunali allora tutti ammassati nel Palazzo; 2) ricavare qualche posto macchina per i privati a fronte di una situazione della sosta cittadina assolutamente deficitaria. Chiaramente una soluzione “provvisoria” nelle intenzioni diventata, in coerenza con gli italici costumi, definitiva e ormai supinamente accettata da tutti. Come se un parcheggio sterrato per un’ottantina di auto, con un unico stretto varco di entrata e uscita, collocato a ridosso dell’impianto semaforico che regola l’adiacente incrocio e ai piedi di sontuosi alberi secolari, sia un fatto normale.

E per favore non mi si venga a dire che giova ai superstiti negozi della parte terminale di via Sacco, estrema risibile balla cui si aggrappano i pasdaran delle quattro ruote nei centri cittadini. Sembra comunque un dato di fatto talmente scontato che della sua invadente e fastidiosa presenza pare non vi sia traccia neppure nella dettagliata relazione dei competenti uffici tecnici dove sono state messe in fila le piccole e grandi magagne che affliggono il parco e di cui ha dato conto su queste pagine, la scorsa settimana, Luisa Oprandi.

Va benissimo ripristinare i vialetti, risistemare l’acciottolato, intervenire sul campetto di basket, dove cadendo si può rischiare la commozione cerebrale, rimuovere le scritte, approntare servizi igienici sorvegliati degni di questo nome, ma è inaccettabile non spendere neppure una parola sul “provvisorio” parking di via Verdi che disonora quel “concetto di bellezza paesaggistica” di cui troppi varesini dell’ultima ora vanno cianciando in questi avventurati tempi.

AVT, gestore dell’improvvida area di sosta, progetta addirittura di sistemarlo con una pavimentazione di autobloccanti per evitare che, come da copione, durante le incontinenti piogge varesine, si trasformi, al solito, in un immenso e indegno pantano. Lodevole intento dal loro punto di vista ma sconfitta certa per il parco più amato dai varesini. Prima di procedere alla definitiva amputazione dovrebbe pronunciarsi la Sopraintendenza ai beni ambientali, la quale, come accade in questi casi, si affiderà alla prudente valutazione dell’Ente gestore, cioè il Comune stesso. Chissà se dopo le clamorose topiche del parcheggio alla Prima cappella, la pulizia etnica botanica, il degrado senza contrasto di alcune strade cittadine (via Como per esempio), i don Abbondio di via Sacco sapranno resistere a quest’ultima scelta al ribasso. Non dovrebbe essere molto difficile visto che, nel giro di un paio d’anni, vedrà la luce l’autosilo di via Sempione che sembra fare l’unanimità al netto delle scelte estetiche, peraltro sempre opinabili. Insomma auto in via Sempione e ragazzini di nuovo ai giardini attrezzando convenientemente l’area liberata.

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