La città di Varese è guidata da sindaci leghisti da più di vent’anni. La prima giunta Fassa aveva avuto l’aiuto decisivo di una parte importante della sinistra. Erano i tempi in cui D’Alema parlava della Lega come di una costola della sinistra. Lui spiegava bene questo famoso concetto ma nell’interpretazione della lontana periferia (non solo a Varese) diventava una sorta di sudditanza psicologica.
Questo timore reverenziale verso la Lega (un contribuito a rafforzarla) non esiste più da molto tempo nei partiti di opposizione. E anche la città nelle sue varie componenti se ne è finalmente liberata. La conferma viene dalla radicale contestazione al Comune fatta settimana scorsa al teatro Santuccio da più di quattrocento persone riunite col solo tam-tam del web. Un insieme di persone con passione civica ed esperienze diverse dove spiccano intelligenze, competenze e capacità di primo piano.
È la condizione deludente della città che li ha spronati. Come è stato detto in una delle relazioni iniziali con numeri inoppugnabili Varese ha perso popolazione, posti di lavoro, imprese private. Ha ceduto vitalità sociale ed è invecchiata, diversamente da Busto Arsizio che ha mantenuto forza demografica e capacità imprenditoriale.
Di più, Varese sta smarrendo il fascino ambientale che possedeva. Questa è stata forse la molla decisiva per il successo del Santuccio. La contrarietà all’abbattimento dei cipressi dei giardini comunali si è rivelato l’evento mediatico trascinante, ma il parcheggio alla Prima Cappella, il lago malato, il Sacro Monte, i parchi cittadini, la caserma Garibaldi, Villa Mylius, hanno fatto il resto. La condizione desolante della funicolare per il Sacro Monte, slegata dal sistema di trasporto, rappresenta il segno più cospicuo del fallimento del progetto turistico e culturale della città.
Se questo movimento fosse nato qualche tempo prima avrebbe forse potuto dare una mano all’opposizione che si batteva per accelerare i tempi e per migliorare il Piano di Governo del Territorio approvato con grave ritardo e con molte lacune.
Il gruppo promotore dovrà però allargare la partecipazione ai giovani poco presenti al Santuccio. Non sarà facile ma penso che una visione della città fondata sulla strettissima relazione fra ambiente, fruizione di spazio fisico e cultura possa essere la chiave vincente, ricca com’è di suggestione ideale.
In sostanza: questa forma di civismo (fuori dai patiti ma non anti-politica) continuerà ad essere presente, aumenterà la sua operatività oppure si indebolirà? La risposta la darà solo il tempo. Non sarà facile vincere lo spontaneismo (che si è intravisto ed era naturale) senza cadere nella burocratizzazione. Questi sono i due tranelli da evitare e per farlo occorrerà una leadership discreta e autorevole.
Fra un anno e mezzo si voterà a Varese e questo movimento potrà essere un elemento di forza della Varese del futuro. Se si analizza bene ciò che è successo nelle recenti elezioni amministrative in varie città della Lombardia si vede chiaramente che il centrosinistra si è giovato molto del fervore sociale di iniziative come queste.
Aprire con loro un confronto leale senza cercare di fagocitarle potrebbe essere la chiave vincente.
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