Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

In Confidenza

POTENZA DI UNO SGUARDO

Don ERMINIO VILLA - 26/09/2014

riconciliazioneGesù affascinava con lo sguardo: compassionevole, quando vedeva le folle come pecore senza pastore; oppure solidale nel dolore, quando non si è vergognato a piangere in pubblico per la morte dell’amico Lazzaro. È stato tenero con i bambini, che amava avere attorno a sé, come pure forte, quando doveva scuotere le coscienze…

Anche un confessore che semplicemente sorride quando saluta e dà il benvenuto “mette a suo agio” chi si presenta, magari per la prima volta, non senza qualche imbarazzo.

“Mostrarsi semplici e sorridenti è l’arte suprema del mondo” (Sergej Esein). Infatti ogni sacerdote interpreta una parte vicaria: rappresenta la Chiesa, che è stata ferita dal peccato e giustamente si aspetta le scuse.

Ma soprattutto è lì ad incarnare la carità di Cristo, cioè appunto a dire a chi ha di fronte, già solo con gli occhi e col cuore, prima che con le labbra: io ti conosco (il Signore legge nel cuore), io ti ascolto (puoi parlare senza essere giudicato per quel che dici), io ti voglio bene (perché tu sei già redento dal tuo male con il sacrificio della Croce) e per questo io ti assolvo (ora torni a casa sciolto, libero, leggero… puoi volare!).

Questa sensazione è una sorpresa tanto più gradita quanto più distante è l’animo del penitente in quel momento.

Chi si accosta normalmente al sacramento tende a ribaltare la logica profonda del perdono: spesso vive con leggerezza e quasi con ebbrezza la tragedia del peccato, mentre affronta con pesantezza e con un senso di rassegnazione il ritorno al Padre.

Eppure ognuno sa perfettamente, anche dall’esperienza comune delle proprie relazioni interpersonali, che il tradimento è motivo di grande tristezza, di solitudine e di vuoto, mentre la riconciliazione è la vera gioia, perché ha il sapore del miracolo, è la condizione perché la vita spezzata torni a fiorire.

È proprio questa la ragione di quel sorriso, che comunica da solo gioia, speranza, fiducia e pace. Il contenuto teologico del quarto Sacramento sta nell’essere espressione eminente di vita.

Infatti chi ha interrotto o indebolito il proprio rapporto personale con Dio, ritrova nell’abbraccio misericordioso del Padre la sua pienezza di vita, riacquista la sua vera identità e si riconcilia con se stesso e con i fratelli, proprio perché fa pace con Dio, origine e fondamento della sua esistenza.

“Se si trattasse solo di un Dio del quale fosse possibile parlare, anch’io non crederei; ma dato che si tratta di un Dio al quale si può parlare, per questa ragione io credo in lui” (Martin Buber).

Scriveva San Giovanni Paolo II al termine del grande Giubileo del 2000: “Se molti si sono accostati con frutto al sacramento della Riconciliazione, probabilmente è necessario che i Pastori si armino di maggior fiducia, creatività e perseveranza nel presentarlo e farlo valorizzare. Non dobbiamo arrenderci di fronte a crisi temporanee! I doni del Signore – e i Sacramenti sono tra i più preziosi – vengono da Colui che ben conosce il cuore dell’uomo ed è il Signore della storia” (Lettera apostolica “Novo Millennio Ineunte”, 37).

 

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login