Forse ci siamo, per la «Valmorea». Forse quella che fu la prima ferrovia italiana con uno sfogo internazionale – partiva da Castellanza e approdava in Svizzera —, che diventò poi la «ferrovia sfortunata» e che infine, una ventina di anni fa, fu convertita a una dimensione turistica su un percorso molto ridotto rispetto all’originale, sta per ritrovare la gloria perduta. La notizia prima delle vicende storiche: il sindaco di Cairate, Paolo Mazzucchelli, nei mesi scorsi ha incontrato i colleghi della parte centrale della vallata dell’Olona per illustrare il suo progetto e le buone ragioni che devono portare al totale rilancio della strada ferrata. La risposta è stata un «sì» sostanzialmente unanime, in virtù anche dello studio di fattibilità realizzato dall’università LIUC.
«La Valmorea — spiega Mazzucchelli — era un asse verticale di appena trentaquattro chilometri, ma con un potenziale strategico, dal momento che collegava il cuore dell’Alto Milanese alla Svizzera e, automaticamente, al centro Europa. Di sicuro nel passato si è persa un’occasione, soprattutto sul piano commerciale. Ora cerchiamo almeno di non perdere quella turistica: dopo il parziale ripristino, il trenino da Mendrisio arriva fino a Malnate. Bisogna farlo ridiscendere fino al capolinea meridionale, Castellanza, agganciandolo alle bellezze della valle: la natura e i complessi artistici di Castiglione Olona, del monastero di Torba e di quello di Cairate, che abbiamo appena riaperto. Nei pressi dell’area della ex Cartiera Mayer conto poi di aprire al più presto grazie all’intervento di un gruppo americano di finanziatori, un parco ‘estremo’ dedicato agli amanti delle mountain bike, dello skateboard e di discipline speciali. Ne parlerò pure a quelli della Red Bull, nella logica di trovare uno sponsor già ben radicato in questo genere di iniziative: in questo modo sarà possibile sviluppare un vero e proprio marketing che si lega al territorio».
Subito dopo le ferie c’è stato un ulteriore incontro, a Roma, con gli yankees che credono nella potenzialità dell’area della ex cartiera, per la quale sono partite le bonifiche necessarie a rimuovere l’amianto (condizione indispensabile per avviare qualsiasi progetto): l’interesse è confermato, una data certa per l’apertura del parco ancora non c’è, ma l’orientamento è di fare il più presto possibile, con l’obiettivo di cominciare già nel 2015.
Ma una volta tanto, forse, sono le intenzioni a prevalere sul calendario. Il piano è bello, ambizioso e legato a un qualcosa che ancora oggi ha il sapore dell’incompiuta. Si riscatterebbe, infatti, una storia di promesse e delusioni. La Valmorea nacque nel 1904, nel 1926 sbarcò in Svizzera (fino a Mendrisio) ma nel 1928 Mussolini, in base al principio dell’autarchia, la fece terminare prima del confine. Nel 1939 cessò il servizio passeggeri — di qui la dizione di ferrovia sfortunata — e nel 1977 pure quello merci, che nel frattempo era stato circoscritto alle cartiere dell’Olona.
Nel 1990 il Club del San Gottardo e l’Associazione Amici della Valmorea cominciarono a togliere i binari dall’oblio e dalle sterpaglie, tra varie difficoltà, facendo leva sul volontariato e dovendosi accontentare, ripartendo da Mendrisio (la Svizzera non ha mai dismesso il suo tratto, ndr), di procedere passo per passo. Per ora non si va oltre Malnate e il convoglio circola solo quattro-cinque volte all’anno. Ma nella vallata dell’Olona pulsa qualcosa che va colto: «La Provincia di Varese ha realizzato, da Castiglione a Castellanza, una pista ciclabile a fianco del tracciato ferroviario: pullula di ciclisti e di jogger. Se è stato fatto trenta, perché non fare trentuno, rilanciando pure il treno?»
Già, nulla osta. Nemmeno i soldi: «Si parla di una decina di milioni in totale, una cifra che si può pescare tra le risorse per l’Expo o tra i fondi europei: l’importante è che ci sia la volontà di rilanciare la Valle Olona. Una ferrovia turistica come si deve può fare il bene di tutti, in momenti di crisi e di difficoltà economiche». Verissimo: basta avere il coraggio e la lungimiranza di guardare lontano. Questa vitalità che sgorga dalla valle è anche un messaggio per altre realtà e per altri amministratori (ci vengono in mente quelli di Varese, tuttora incapaci di varare un piano organico per il rilancio del Sacro Monte e del Campo dei Fiori): una buona idea genera volontà costruttiva. E viceversa.
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