L’opera Alethès Logos (Discorso vero – Contro i cristiani) di Celso è la prima risposta organica del mondo intellettuale pagano contro la nuova religione. Celso la concepisce nel secondo secolo dopo Cristo, probabilmente nel 178. Origene che la confuta e ce l’ha conservata nel 248 afferma che l’autore è scomparso da tempo. Eccezion fatta per la prima parte del libro primo, il Padre della Chiesa l’affronta nei primi ventisette capitoli in modo globale e per sommi capi, quindi nel prosieguo segue l’opera pagina per pagina, riportando alla lettera i brani o dandone la parafrasi. L’Altaner nella sua Patrologia definisce il Contra Celsum di Origene “la più importante, anche se non sempre profonda, apologia prenicena”.
Celso, seguace dei medioplatonici, ha per fonte maggiore della sua informazione la Sacra Scrittura e ricorre alla tradizione della filosofia greca. Ha letto attentamente e in modo critico Genesi ed Esodo, i Vangeli sinottici e ha notizia di quello di Giovanni, conosce alcune epistole di Paolo e qualche apocrifo. Non cita gli apologisti cristiani, ma ne è informato e non gli sono sconosciute le dottrine degli eretici (Valentino e Marcione).
Alla base delle sue accuse sono la clandestinità e l’illegalità del Cristianesimo, ritenuto di origine barbarica e magica; trova negli aderenti mancanza di originalità e di ragionevolezza. Per Roma si tratta di un nemico intestino e sfuggente, di turbatori dell’ordine pubblico (per il Senato religio illicita). Il martirio dei cristiani alla stregua dei pensatori pagani è solo frutto di fanatismo, sono volgari e rozzi, si tratta di un movimento di massa. Le profezie sono soltanto il risultato della fantasia dei discepoli di Cristo, che non è il Verbo, bensì un millantatore, un ciarlatano, un mistificatore. I miracoli sono prodotti di magia. Come poté Gesù, che da vivo non riuscì a soccorrere se stesso, resuscitare da morto? Un Dio che scende tra gli uomini per salvarli non può che sovvertire l’ordine universale ed è poi assurdo che si sia data opera al creato in funzione dell’uomo. Nessun Dio o figlio di Dio è mai venuto sulla terra.
I Cristiani invece rifiutano la religione e la scienza e si rivolgono irragionevolmente ai peccatori, che sono poi i malfattori.
Come per Marcione insanabile risulta il contrasto tra la legge mosaica e quella di Gesù. La dottrina su Satana è solo una correzione del pensiero greco. Credere nella resurrezione equivale soltanto a un fraintendimento della reincarnazione. Anche gli eroi greci si palesano superiori rispetto a Gesù. Adorando Gesù i cristiani si dimostrano empi verso il sommo Dio, verso cui la vera guida non può che essere Platone (che ha saputo esprimere meglio l’invito a porgere l’altra guancia). I Cristiani, nemici della religione tradizionale, per giunta si rifiutano di giurare sulla fortuna dell’Imperatore. Le persecuzioni sono state motivate dal delitto di sacrilegio e di lesa maestà. La radice delle dottrine degli Ebrei e dei Cristiani sta nella ribellione.
Giudizi negativi avevano preceduto l’opera di Celso (v. gli Annali di Tacito XV: funesta setta di fanatici; Svetonio: genus hominum superstitionis novae ac maleficae; Luciano di Samosata, Frontone ecc.). Più tardi si cimenterà negli attacchi Porfirio (fine del terzo secolo), anch’egli con uno scritto Contro i Cristiani, proscritto da Costantino prima dell’inizio del Concilio di Nicea (325), ancor più documentato e puntuale, Le reazioni continueranno sino al sesto secolo.
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