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Incontri

SIAMO TUTTI CALDEI

GUIDO BONOLDI - 12/09/2014

Monsignor Warduni

L’incontro conclusivo del Meeting di Rimini 2014, dedicato alla situazione dei cristiani perseguitati, ha visto la partecipazione tra gli altri di Shlemon Warduni, vescovo ausiliare del Patriarcato di Babilonia della Chiesa Cattolica dei Caldei.

Monsignor Warduni ha parlato della feroce persecuzione dei cristiani in Iraq operata dai miliziani della Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis), che ha portato nel mese scorso all’esodo di centomila persone da Mosul e da altre città della piana di Ninive, luoghi in cui i cristiani erano presenti da duemila anni.

Il vescovo caldeo, che è nativo proprio di Mosul, ma che attualmente risiede a Bagdad, ha detto con forza due cose importanti: i profughi cristiani, che avrebbero potuto rimanere nelle loro case se si fossero convertiti all’Islam, ci hanno testimoniato che per loro Cristo è il bene più prezioso: hanno lasciato tutto pur di non rinnegarlo; la comunità internazionale, e in particolare l’ONU, non può rimanere inerme di fronte a quanto sta accadendo in Iraq: si tratta di un crimine contro l’umanità e di un attacco alla civiltà; Shlemon Warduni è arrivato a dire che, se l’ONU non prende posizione e non interviene in una situazione del genere, allora vuol dire che non serve a nulla e sarebbe meglio scioglierlo.

Guardando Warduni parlare è emersa in me la consapevolezza di una comune appartenenza: i cristiani irakeni sono nostri fratelli, le sofferenze e le prove che stanno attraversando e quello che ci testimoniano sono preziosi per tutti noi, nella loro storia bimillenaria affondano le nostre radici.

Mi è venuto quasi da dire: anch’io sono un caldeo. Vorrei essere là con loro, nella piana solcata dai due grandi fiumi o tra le montagne del Kurdistan: Mosul, Erbil, Alqosh….

Ma se non posso essere là, posso fare tre cose: ricordarmi di loro e pregare per loro, dare un contributo a chi li sta aiutando, come la Caritas Ambrosiana o l’AVSI, ravvivare nel nostro popolo la consapevolezza che quelle “periferie” ci riguardano, eccome.

 

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