“So bene quello che siete capaci di fare e ve ne sono riconoscente”. Il cardinale emerito Dionigi Tettamanzi, inventore del Fondo Famiglia che ha distribuito milioni di euro ai poveri in questi difficili anni di crisi economica, ha avuto parole di elogio per i volontari della San Vincenzo riuniti l’altra domenica a Induno Olona per i 450 anni della parrocchia di San Giovanni Battista. Sono due modi complementari – quelli del cardinale e della San Vincenzo – di dedicarsi alla causa della solidarietà sociale, entrambi tesi ad aiutare concretamente le famiglie in difficoltà: chi ha perso il lavoro, chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese, chi non ha più casa. È un esercito che le famiglie italiane, sempre più numerose, vanno a ingrossare.
La società fondata a Parigi nel 1833 da Federico Ozanam (1813-1853) scegliendo come protettore San Vincenzo de Paoli (1581-1660) e la visita a domicilio dei poveri come attività fondamentale, è molto radicata in provincia di Varese. “Siamo un gruppo di volontari cristiani ed esercitiamo la nostra fede attraverso l’esperienza della carità – spiega la responsabile provinciale Germana Fasolo Ponti – Vent’anni fa aiutavamo quasi esclusivamente famiglie immigrate dall’Albania che nel frattempo si sono integrate. Adesso crescono le famiglie italiane bisognose d’aiuto e i mariti separati senza casa e lavoro che devono pagare gli alimenti e sono, di fatto, i ‘nuovi poveri’. È un inedito, drammatico problema sociale”.
Il Consiglio centrale della San Vincenzo di Varese (via Procaccini 3) comprende diciotto Conferenze (così si chiamano i nuclei operativi) con 158 volontari. Le famiglie varesine assistite sono 539 per un totale di 1.836 persone (circa la metà italiane), tra cui alcolisti, anziani autosufficienti oltre i sessantacinque anni e non autosufficienti, detenuti ed ex detenuti, disoccupati, diversamente abili, familiari di persone con disagio, genitori affidatari o adottivi, malati terminali, malati psichici, sieropositivi, tossicodipendenti, extracomunitari, minori fino a diciotto anni e altri.
Come si finanzia e con quali modalità si svolge l’attività di sostegno? “In ossequio alla tradizione visitiamo a domicilio chi chiede aiuto – risponde la responsabile provinciale Fasolo Ponti – facciamo collette personali a ogni nostro incontro, organizziamo mercatini la domenica mattina fuori delle chiese (si vendono fiori, torte ecc.), raccogliamo offerte dai simpatizzanti, imbandiamo cene annuali, a Natale sollecitiamo i benefattori e c’inventiamo sempre nuove iniziative per trovare fondi. Domenica 21 settembre, in occasione della festività di San Vincenzo De Paoli (27 settembre) si terrà uno spettacolo al Teatro Apollonio sulla figura di papa Pio IV, zio di Carlo Borromeo, con testo di Sergio Redaelli e la Compagnia Il Portico degli Amici diretto da Carlo Riva già rappresentato a Induno con successo”.
La mole degli aiuti è imponente. I centri operativi della società distribuiscono gli alimenti ogni quindici giorni. L’organizzazione (tecnicamente è una federazione onlus) ha consegnato lo scorso anno in provincia di Varese 46.370 chili di cibo e beni non alimentari per 111mila euro (soprattutto soldi serviti per pagare affitti e bollette, bloccare sfratti, non far scadere mutui ecc.), senza contare gli alimenti freschi che pervengono dalla GD. La collaborazione con le parrocchie è stretta e nei casi più drammatici i volontari lavorano con gli assistenti sociali dei Comuni e con gli assessori del settore.
È emblematico il caso della San Vincenzo di Induno Olona, presieduta da Mariarosa Mazzoni che il 7 settembre ha partecipato con Dina Castelli, Giuliana Borgatti Bianchi e Germana Fasolo Ponti all’incontro con il cardinale Tettamanzi promosso dal parroco don Franco Bonatti.
La società occupa uno stabile di proprietà della parrocchia di fianco all’asilo Malnati, che una volta era oratorio femminile. Due magazzini al pianterreno conservano le derrate che il Banco Alimentare di Varese raccoglie l’ultima settimana di novembre nei supermercati della zona e suddivide nelle varie associazioni per farne pacchi in distribuzione a chi ne fa richiesta. I volontari indunesi sono trentuno, di cui diciassette soci vincenziani e gli altri semplici collaboratori. Ottanta le famiglie assistite, metà delle quali extracomunitarie, due gli addetti al centro di ascolto. “I marchi Agea e Tigros della grande distribuzione offrono le merci invendute non scadute che noi recuperiamo con il furgone e consegniamo in tempo utile per il consumo”, spiega la presidente Mazzoni.
Il buon cuore della gente non ha limiti. “Portano di tutto: pentole, giocattoli, mobili usati per chi deve allestire una casa, abbiamo adibito un intero locale e cinque grandi armadi per la biancheria e i vestiti, che distribuiamo insieme ai pacchi alimentari. Ma ci rendiamo utili anche con il doposcuola in collaborazione con le scuole locali. I ragazzi delle elementari e di prima, seconda e terza media vengono da noi il pomeriggio per fare i compiti, possiamo ospitarne una quarantina, trenta iscritti e dieci posti a disposizione per eventuali segnalazioni di insegnanti”.
Il servizio è gestito dalla cooperativa San Luigi di Tradate di don Marco Casale responsabile della Caritas varesina, nonché parroco della Brunella e cappellano delle carceri. Tre educatori professionali e assunti prestano la loro opera didattica, coadiuvati da una dozzina di volontari. Grazie all’impegno dell’amministrazione comunale, la San Vincenzo di Induno gestisce da tre anni le lezioni di lingua italiana alle donne straniere. I corsi, a partire dal livello elementare, si tengono nella biblioteca comunale per chi è più avanti e sa già un po’ d’Italiano, gli altri studiano in via Croci nell’ex appartamento del custode della scuola Ferrarin. I corsi di lingua e i successivi laboratori sono tenuti volontariamente da docenti in pensione.
You must be logged in to post a comment Login