Si avvia a conclusione la “strana” estate romana di papa Francesco impegnato in continue riunioni sia dettate dagli stravolgimenti internazionali sia mirati a una radicale riforma della Curia.
A parte il mese di luglio, Bergoglio ha presieduto in agosto alle udienze del mercoledì e agli Angelus delle domeniche, assoluta novità per Città del Vaticano, abituata alla soppressione dei primi e alle pigre domeniche lacustri a Castel Gandolfo per le seconde.
Praticamente il Papa non ha mai lasciato la residenza di Santa Marta se non in occasione della visita a Cassano allo Ionio e in Molise e dell’impegnativo viaggio in Corea intorno a Ferragosto. Solo la messa mattutina delle sette è stata posticipata. La sua decisione ha spinto anche il papa emerito Benedetto XVI a disertare la residenza ai Castelli.
Papa Francesco ha così pensato molto anche alla capitale. “Il primo servizio di Francesco è questo: fare il Vescovo di Roma” ha detto in una intervista al quotidiano Il Messaggero. Tutti i titoli di papa, pastore universale e vicario di Cristo li ha proprio perché è vescovo di Roma. È la scelta primaria. La conseguenza del primato di Pietro. Se domani il Papa volesse fare il vescovo di Tivoli è chiaro che mi cacceranno via”.
A lei spaventa più la povertà morale o materiale di una città? Domanda ancora l’intervistatrice. “Mi spaventano entrambe” risponde il Papa. “Un affamato posso aiutarlo affinché non abbia più fame, ma se ha perso il lavoro e non trova più occupazione, ha a che fare con un’altra povertà. Non ha più dignità. Magari può andare alla Caritas e portarsi a casa un pacco viveri, ma sperimenta una povertà gravissima che rovina il cuore. Un vescovo ausiliare di Roma mi ha raccontato che tante persone vanno alla mensa e di nascosto, piene di vergogna, portano a casa del cibo. La loro dignità è progressivamente depauperata, vivono in uno stato di prostrazione”.
Il Papa pensa alla necessità di una forte politica sociale per la città. La sua carità personale, di cui abbiamo parlato anche in queste colonne, costituisce un monito alle amministrazioni regionali, provinciali e cittadine per una capitale più giusta e solidale. E nell’ultimo Angelus di agosto (un testo da andare a rileggere) Bergoglio si è soffermato anche in una autocritica delle parrocchie spesso chiuse e incastrate nei propri pettegolezzi. Ha messo in guardia contro le misere lotte di potere che animano tanti gruppi chiedendo a tutti di guardare oltre i piccoli recinti in cui l’esperienza della Chiesa sembra essersi ridotta a Roma per intraprendere una coraggiosa azione missionaria verso chi è più sfortunato. Un appello che vedremo tra breve quanto sarà stato accolto.
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