Si fanno varie ipotesi sulla missione in Corea del Nord del segretario leghista Matteo Salvini a braccetto col senatore berlusconiano Antonio Razzi. Sono arrivati a Pyongyang come Totò e Peppino a Milano. Taluni insinuano che, sulla scia del Trota, siano andati lì per laurearsi. Altri sostengono invece che Salvini miri a fondare una filiale della Lega Nord per poi farsi spiegare da Kim Jong-un come si fa a staccare il Nord dal Sud.
Ma come si giustifica l’accoppiata tra due politici storicamente, geograficamente e cromaticamente così distanti? Li accomuna – dicono – l’antitalianità: l’uno antitaliano per vocazione (Salvini), l’altro antitaliano per lingua (Razzi).
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