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Divagando

LA PARTECIPAZIONE AL CAMBIAMENTO

AMBROGIO VAGHI - 05/09/2014

I cipressi “graziati”

Accadde. In un pomeriggio di fine settimana di un agosto più piovoso che mai. Giunse l’alt del sindaco Attilio Fontana. Fermi tutti, sopratutto ferme le motoseghe pronte ad abbattere gli ormai famosi sedici cipressi californiani, viventi da oltre trent’anni in ottima salute nei Giardini Estensi di Varese. Un finale da vecchio film con “l’arrivano i nostri” della cavalleria del Generale Custer a salvare dall’assedio dei micidiali ululanti indiani quegli eroici Yankee asserragliati nel forte, ormai vicinissimi alla mortale capitolazione. Il tutto con un po’ di sconcerto per la confusione dei ruoli tra il Salvatore e gli ” attaccanti” cioè quelli pronti ad uccidere quei poveri alberi.

L’intervento in extremis del Sindaco non è stato in verità salutato da urla e da quel rumorosissimo entusiasmo, con tanto di battipiedi sull’impiantito di legno, come avveniva all’arrivo dei “nostri” nel vecchio cinema Centrale. Tuttavia è stato apprezzato dai varesini. Almeno per il momento, niente cipressicidio e vigilanza sempre attenta dei fautori del No motoseghe. Dell’intervento del Sindaco che rinvia il tutto all’esame di una Commissione Consigliare non si può dire che bene. Si trattava di una decisione che riguardava e riguarda il grande giardino immagine simbolo della Città, decisione finora lasciata alla mercé di funzionari e di un Assessore alla Tutela Ambientale forse poco preparato… alle tutele.

Il Sindaco, preso da tante cose, evidentemente non si era interessato della partita tanto da incorrere in uno spiacevole equivoco nell’affermare che la contestata decisione era stata richiesta dalla Sopraintendenza. Il rumore sollevato dagli oppositori del misfatto insieme alle perplessità di tanti cittadini davanti a spese ritenute inutili quando mancano i soldi per ripulire i tanti chiusini intasati più che mai, è giunto finalmente alle orecchie del Sindaco pur lontano da Varese in vacanza. Sono in gioco oltre ad aspetti fitologici indubbi significati artistico culturali, di architettura dei grandi giardini storici, dove naturalmente subentrano anche sensibilità e gusti dei singoli cittadini.

Per l’avvocato Fontana, che non è entrato nel merito, invece tutto si sarebbe ridotto ad una protesta di stimati ma ingenui benpensanti strumentalizzati dal Partito Democratico per una campagna elettorale fuori tempo, anticipata. Strano modo di vedere le cose. In primo luogo in democrazia ogni minoranza ha la legittima aspirazione di diventare maggioranza e per farlo ogni periodo è buono per svolgere la sua funzione politico amministrativa. Chi mai ha detto che tutto: giudizi, programmi e promesse deve ridursi agli ultimi 40 giorni prima delle elezioni?

In secondo luogo movimenti e comitati spontanei esprimono una voglia di partecipazione e di cambiamento. Le loro proteste e proposte sono presentate a tutti i Partiti rappresentati in Consiglio Comunale, di maggioranza e di minoranza. I Partiti possono o non possono farle proprie, appoggiarle o meno. Senza che alcuno, specie un Sindaco, possa ritenere strumentalizzati (addirittura utili idioti?) quei cittadini che promuovono e partecipano ai comitati. Siamo davanti a manifestazioni di una crisi di rappresentanza democratica e di una accentuata voglia di uscirne. Questo ci pare il punto.

Un tempo nel Consiglio Comunale giungevano più rapidamente i problemi della città. In quella sede si discuteva e si deliberava. Oggi una riforma mal congegnata ha assegnato alle Giunte molto più degli esclusivi poteri esecutivi. I consigli di Circoscrizione o di Zona, democraticamente eletti, pur con funzioni limitate, erano canali di ampia informazione sulle problematiche civiche sopratutto delle periferie. I partiti politici erano assai più presenti ed attivi sui luoghi di lavoro, nelle associazioni, nei circoli cooperativi, nelle parrocchie.

Non ‘è dunque da stupirsi se ora nascono forme nuove di partecipazione sostenute dal web e dai vecchi organi di stampa. Queste forme di informazione, utili sensori dell’opinione pubblica e corretta voglia di partecipazione sono invece generalmente considerate dalla attuale amministrazione civica un disturbo del manovratore. Lo abbiamo constatato dall’atteggiamento assunto dalla attuale Giunta nei riguardi della Gasparotto- Borri, del nuovo Ospedale Del Ponte, dei parcheggi nei parchi e alla Prima Cappella. Tanto per citare qualche esempio. Evitati i confronti spesso le soluzioni adottate si sono rivelate alla fine dannose per la città. La più evidente, negativa, ora agli occhi di tutti, appare l’imponente palazzone dell’Ospedale del Ponte incombente sulla Ferrovia. L’auspicio è che gli altri grandi problemi cittadini come la sistemazione della Caserma Garibaldi, del teatro e della Piazza della Repubblica vengano affrontati con altro spirito.

L’ascolto delle voci dal basso è quanto viene richiesto con forza da una città la cui voglia di cambiare si evince da tante manifestazioni. Persino dai quattro disoccupati che per iniziativa propria puliscono colonne dei portici e tombini delle strade in cambio dei pochi spiccioli loro offerti dalla generosità dei passanti.

Oggi più che mai i sensori civici devono essere raccolti e interpretati con intelligenza e passione per gestire al meglio una città. Non aspettando “l’emersione”. Parola chiave di una sconcertante dichiarazione del Vice Sindaco. Il quale a proposito del parcheggio sotto il Parco di Villa Augusta a Giubiano voluto dalla Giunta, fortemente contestato dai cittadini e che non si farà più ha dichiarato: “Quando emergono soluzioni alternative, il buon amministratore deve saper rettificare le decisioni prese in precedenza”. A parte che la soluzione alternativa era già presente e segnalata almeno da dieci anni e bastava fosse coltivata, fa particolarmente specie la sorpresa di quella “emersione” quasi miracolistica.

Poveri noi che abbiamo sempre pensato che funzione degli amministratori comunali fosse quella di individuare, studiare, realizzare soluzioni. Altro che messianica attesa di “emersioni”.

 

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