Dopo il generale Armando Diaz e il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi, in occasione dei 150 anni della visita di straordinario successo di Giuseppe Garibaldi a Londra, il 21 aprile del 1864, la City ha conferito la cittadinanza onoraria ad Anita Garibaldi, pronipote diretta.
Il programma delle celebrazioni del nostro Eroe a Londra era iniziato lo scorso 20 maggio con l’inaugurazione di una mostra che rimarrà aperta fino ad agosto e con un ricevimento promosso dal prestigioso Reform Club. La cerimonia, presieduta dal Lord Major di Londra, Paul Double, ha avuto luogo nella Chamberlain’s Court della prestigiosa Guildhall, presenti il ministro Vincenzo Celeste in rappresentanza dell’Ambasciata d’Italia nel Regno Unito, George Gillon, direttore del Cerimoniale, Sir Dominic Pini, e la dottoressa Babini dell’Istituto Culturale italiano.
Il 26 giugno Donna Anita ha quindi presieduto a Bedford l’inaugurazione del Britannia Garibaldi bridge dove il sindaco e l’amministrazione comunale durante la cerimonia hanno messo a dimora anche due alberi di sequoia alla memoria.
Da noi in Italia non risulta esser così vivo il mito di Garibaldi come ancora lo è in Gran Bretagna dove Garibaldi fu subito considerato il più grande eroe romantico del secolo.
A Nottingham, nel 1866, il comitato fondatore della squadra di calcio, il Nottingham Forest, aveva stabilito una risoluzione secondo la quale i colori della squadra dovessero ispirarsi al “rosso Garibaldi”, tributo al comandante italiano Giuseppe Garibaldi e ai suoi volontari, le camicie rosse. Il club fu chiamato “Forest” perché la squadra giocava all’ippodromo nel Forest Recreation Ground (un tempo parte della Foresta di Sherwood, casa di quell’altro ribelle leggendario chiamato Robin Hood).
I freddi inglesi riservarono a Garibaldi un’accoglienza irripetibile. “Lo salutarono – scriveva Enrico Maggiani in un bell’articolo apparso su La Stampa – tutti i bastimenti del porto con il gran pavese e le sirene spiegate, e ci mise sei ore a fare le tre miglia dalla banchina al prato dove lo aspettavano tra i molti altri le delegazioni dei minatori gallesi, degli operai del distretto industriale di Bristol, delle filande scozzesi. E assieme a quelli un bel mazzo di Pari d’Inghilterra con mogli, fidanzate e sorelle in trepidante attesa di poter estorcere all’Eroe un pelo della sua barba, un filo dei suoi capelli; e la crème degli intellettuali del Regno Unito guidati da Carlyle, e l’universo dei rifugiati politici d’Europa, e il sindaco della città, naturalmente”. Si contarono a Londra quasi un milione di persone, nell’aprile del 1864, qualche mese dopo l’uscita di Garibaldi dalle patrie galere per un’amnistia concessa per un matrimonio in casa reale. Garibaldi era stato rinchiuso nel forte di Varignano col malleolo frantumato dalla pallottola di un fucile dell’esercito italiano, in Aspromonte”.
Eravamo già allora, come italiani, affogati nel ridicolo. Non meno calorosa fu l’accoglienza goduta da Garibaldi a Varese, sotto una pioggia torrenziale il 23 maggio 1859. I varesini tutti lo aspettarono nella notte e le campane di tutte le parrocchie suonarono a festa, particolare questo non certo trascurabile dopo dieci anni dalla fine della Repubblica Romana di Mazzini Saffi e Armellini con Pio IX fuggito da Roma.
Si permetta qui una nota tutta varesina che riguarda anche chi scrive, promotore e fondatore di Varese per l’Italia 26 maggio 1859.
Nel 2009, in occasione dei 150 anni della battaglia di Garibaldi a Biumo, il 26 maggio 1859, con Luigi Barion, Ambrogio Vaghi, Angelo Monti, Franco Prevosti, Silvano Sorbaro Sindaci, Vincenzo Bifulco, ci recammo dal Sindaco di Varese per offrire allo stesso la presidenza di un Comitato per le celebrazioni. Chi più del sindaco di Varese avrebbe potuto dare lustro come rappresentante di tutti i varesini?
Subimmo invece una filippica contro Garibaldi e i garibaldini e il sindaco rifiutò la presidenza del Comitato per le celebrazioni del 26 maggio 1859. Accettò invece l’avvocato Giovanni Valcavi, con entusiasmo e generosità, ciò che lo ha sempre distinto. A Varese invitammo a nostre spese donna Anita Garibaldi, venne il ministro della Difesa in carica, sindaci di comuni limitrofi, tutte le autorità possibili e immaginabili, un lungo elenco.
Mancava solo il sindaco di Varese, forse impossibilitato per precedenti, improrogabili impegni.
Londra non è Varese.
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