Che Varese ritroveremo al ritorno dalle vacanze? Tranquilli, la solita. Qualche buca di meno, ecco. Si asfalta un po’ di strade, e meno male. Il resto risulterà dopo come prima. Cioè: un rotolo di problemi tutto bell’avvolto, e riprenderà la chiacchiera su come risolverli, reso omaggio al finanziamento regionale confermato per il teatro di domani. Nel frattempo sarà sorto un ulteriore comitato, ormai sono la regola e purtroppo c’è poco da scherzarci su: nascono per insofferenza, logoramento, disperazione. Per necessità. L’ultimo in piazza Repubblica, gente che non ne può più di degrado, agguati, convivenza che è vietato definire civile. Aspettano il ridecoro del luogo, negletto a lungo e adesso diventato d’interesse municipale: lo vogliamo risanare, dice il Comune. Bene: viva il ravvedimento operoso. Se si confermerà ravvedimento e se si confermerà operoso. Intanto è attesa la riapertura a una corsia di via Spinelli: all’inizio di settembre, alla metà, alla fine? No, a novembre se ogni tassello va al suo posto. E se non ci va? Ah, questo sentire sospettoso che ormai ci prende quando narriamo di vicende civiche.
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Sempre sul tema. Insistiamo un attimo alla voce sicurezza. Guai (eufemismo) spesso quotidiani sono registrati in piazza Repubblica. Ma non solo, come ben sapete. Prendiamo il triangolo piazza Monte Grappa – via San Francesco d’Assisi – piazza della Motta. Al suo interno il parcheggio pro vandali di piazza Ragazzi del ’99. Lì succede d’ogni peggio: ubriacature, scazzottate, fuochi. Allarme continuo di notte, e talvolta perfino di giorno. Ora una telecamera mobile dovrebbe dissuadere il microcrimine e le sue varie declinazioni. Certo che a pensarci con uno zic d’anticipo… Invece siamo nel posticipo, anzi nei supplementari del medesimo. Chi vincerà? Quelli che ci devono garantire le condizioni di vivibilità da città svizzera (ma fateci il piacere) o quelli che ciclicamente vi attentano, con tragico successo? Non parliamo poi dello scenario di questa perenne corrida urbana: marciapiedi sozzi, muri lordati, aria mefitica. Volete dire che fra quattro-cinque settimane scopriremo un mondo nuovo, pulito, lindo, esemplare nel far rispettare le regole ai tenacissimi trasgressori? Caffè pagato a chi scommette sull’impossibile e ci prende.
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A proposito d’impossibile. Lo sarà davvero mettere uno stop al progetto di parcheggio-bunker della Prima Cappella? I promotori del comitato #Varese2.0 ci credono. Seguitano a insistere e battersi. Si sono rivolti anche all’Unesco. Il Sacro Monte ne è patrimonio, e in virtù di ciò gode di speciale tutela ambientale. Una delle tante ragioni che obiettano al posteggio di fronte alla chiesetta dell’Immacolata argomenta dell’incompatibilità dello scavo con la particolare condizione del sito: si aspetta la risposta dell’Unesco, che potrebbe tradursi in una serie di domande a Palazzo Estense e ad altre istituzioni (la Regione principalmente) sostenitrici dell’iniziativa. Intanto si avvicina l’Expo milanese e si allontana l’inizio degli ipotizzati lavori. Di sicuro per ora c’è che il cantiere, se verrà aperto, trasformerà il Sacro Monte in un impraticabile luogo di pellegrinaggio proprio quando milioni di visitatori verranno a curiosare tra i padiglioni dell’Esposizione internazionale di Rho e ad ammirare le bellezze dei dintorni. Noi siamo tra i dintorni, e abbiamo pure le bellezze. Ma è brutto prevedere che non potremo offrirle all’occhio del turista.
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Turisti, appunto. A Varese possono anche arrivare in treno, perché no? Ma disguidi e ritardi rendono talvolta un avventuroso trekking su rotaia il tranquillo trasferimento da Milano a qui. Se finalmente pervenuti alla stazione, e colti dalla voglia d’alzare lo sguardo, gli amici escursionisti italiani e stranieri sono obbligati a posare lo sguardo su un parallelepipedo gigantesco e incombente, appiccicato a una vecchia struttura sanitaria con la quale non vanta alcuna parentela architettonica, collocato nel mezzo d’altri palazzotti e palazzine, praticamente attaccato alla linea ferroviaria dalla quale lo divide solo una piccola via. Questo monumento della modernità (madornalità) edilizia sarà il nuovo ospedale del bambino, ed è curioso come agli adulti varesini appaia la più irrazionale delle scelte urbanistiche; e ai bambini e agli adulti forestieri come l’incomprensibile biglietto da visita o cartolina di benvenuto o chiamatelo nel modo che volete di una città chiamata giardino. Una volta, però. Oggi non più. Neppure d’estate, durante le vacanze e nonostante l’assessore Clerici lanci la televisiva idea di chiamare parco Missoni il parco di Villa Toeplitz: ma ci faccia il piacere. Lasci Missoni alle sue meritate glorie, e la Villa Toeplitz alla storia di Varese.
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