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Editoriale

ESTATE

GIAMPAOLO COTTINI - 01/08/2014

L’inizio delle ferie è sempre atteso ansiosamente come antidoto alla fatica di un anno di lavoro e come possibilità di recuperare le energie e le motivazioni, mentre la ripresa autunnale sembra sempre arrivare troppo presto per consentire un pieno recupero di forze fisiche e morali. Spesso ci si ritrova a vivere l’agognato riposo nella malinconia di un’invincibile noia che subentra all’allentarsi dello stress da lavoro; il tempo libero diventa tempo vuoto, il venir meno dei normali impegni si trasforma in dispersione, persino le relazioni familiari cui si potrebbe dedicare maggior tempo diventano un reciproco ignorarsi o mettono in luce le asperità che durante l’anno rimangono nascoste.

Insomma, il pericolo è che alla routine quotidiana si sostituisca lo stress da vacanze, togliendo al periodo delle ferie quel fascino specifico di gratuità e di libertà che lo rende costruttivo: è la vittoria della distrazione, cioè letteralmente dell’allontanarsi dal centro di sé per lasciarsi attrarre dal superfluo. Per fortuna, però non è sempre così: c’è anche un modo di vivere la vacanza come ricreazione che sa rilanciare nella ricerca della verità e nella costruzione di una diversa qualità dei rapporti costitutivi della vita. Vale a dire: il tempo libero non è un tempo inutile o sprecato perché rinuncia all’impegno serio, ma è esaltazione della vera libertà per coltivare ciò che più sta a cuore alla persona e la rende più libera.

La prima condizione per questo recupero di sé è ritagliarsi spazi di silenzio, così da rimettere ordine nella ridda di pensieri e sentimenti che normalmente ci assalgono e ci confondono: occorre ogni tanto rimanere soli con se stessi e con Dio, magari dinanzi alla bellezza di un panorama o di fronte all’armonia di un’opera d’arte. Questo fa apprezzare l’armonia della Natura creata o la bellezza generata dall’arte degli uomini trasformando la vacanza nella grazia di poter vivere il tempo in modo pacificante, liberi dalla schiavitù della fretta. È l’occasione per una magnanimità che dà tempo anche alla possibilità di conoscersi meglio tra le persone, magari in momenti conviviali, di amicizia e di allegria, di festa e di incontro. Ciò facilita l’incontro con esperienze nuove di umanità e confronto con tipi umani che insegnano a gustare di più la bellezza dei sentimenti e la profondità dell’amicizia gratuita.

Per cui un consiglio per la vacanza: cercare di non rimanere soli, cercare di non vivere l’otium estivo come disimpegno. La presenza dell’Essere si manifesta anzi come più splendente ed eloquente tanto più lasciamo spazio all’apertura verso l’Infinito, sapendo che il Tutto si rivela sempre in ogni frammento del mondo e che la Verità è sempre offerta in una sinfonia in cui ogni cosa è essenziale. Ma, ricordiamoci, che solo l’amore è credibile e che l’origine della pace è nel dono gratuito che tutto ci riserva proprio perché non è creato da noi.

Se poi abbiamo la grazia della fede, abbiamo anche la possibilità di dare più spazio sia alla preghiera che a qualche buona lettura (personalmente trovo bello leggere la vita dei Santi, magari anche quelli più recenti), ed anche alla gioia di gustare aspetti nuovi della vita comunitaria nell’amicizia fraterna (e non sto pensando solo all’esperienza degli oratori o dei campeggi giovanili, ma anche a gruppi di famiglie che organizzano forme di vacanze insieme, come accade soprattutto nei movimenti ecclesiali o nelle comunità adulte presenti nelle nostre parrocchie). Questo è esempio di quella comunità educante di cui parla la nota pastorale del nostro Arcivescovo, che realizza la sinergia educativa di più generazioni.

L’augurio è allora che l’estate sia per tutti tempo di rinascita, occasione di recupero delle energie ma soprattutto delle ragioni ultime del vivere. E, senza sospendere l’amore e l’attenzione verso i drammi del mondo, possa essere anche momento di pacificante serenità e di creazione di buone relazioni reciproche.

 

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