Hai avuto otto, dieci, dodici anni? Ti ricordi quegli anni? Ti ricordi la gioia vissuta con le grandi giocate con gli amici? Al pallone, a nascondino, a “topoli”? La gioia quando potevi urlare “liberi tutti” dopo una corsa forsennata per raggiungere la meta?
Noi non avevamola Tv, i computer, i tablet. C’era meno traffico e avevamo cortili e strade da riempire con le nostre grida.
Oggi i cortili dei condomini sono “off limits” per i bambini. I loro giochi sono più organizzati. Ma a quell’età non mai hai avuto folli paure? Noi sì, le avevamo vissute! Il folle tremito che ti prendeva quando udivi le mitragliere degli aerei in picchiata, oppure le bombe che scoppiavano vicino scuotendo le case dalle fondamenta. E tremavi di paura. Tremavi perché in un attimo tutto poteva andare nel nulla: tu, la mamma che ti teneva stretto stretto, il papà dallo sguardo preoccupato, serio, le sorelle che tremavano come te.
Da noi questo non succede più per il momento, ma in altre parti del mondo ancora.
Su una spiaggia della Palestina quattro bambini giocavano con gioia al pallone, felici nel sole, con i capelli scossi dalla brezza del mare, sul quale navigavano piccole navi: Navi da guerra? Pescherecci? Barche da diporto? Come fanno dei bimbi a distinguerli? Loro sentivano il bisogno di correre dietro al pallone, di giocare, di gridare,di ridere felici. La vita vibrava in loro. Nei loro occhi scuri la luce del sole rivelava voglia di vita, di serenità, di futuro.
Poi improvvisi gli scoppi. Improvviso il terrore. Improvviso il fumo acre della polvere da sparo.
Non sanno che cosa fare. Non si buttano a terra immobili, per immedesimarsi alla sabbia. C’è un capanno, sembra un rifugio sicuro, da lì non vedi più le scintille delle armi ed il fumo degli spari.
Ma il capanno è troppo facile da colpire.
Adesso il sole è muto nei loro occhi che sono velati. La vita non c’è più per loro. Nati ieri, morti troppo presto. Il futuro negato da adulti freddi e crudeli che giocano con gelide armi nere troppo precise nel portare la morte.
Ma è questa la civiltà che agogniamo? Secoli di violenze non hanno ancora insegnato nulla alla belva uomo?
E quanto stride questo evento con l’immagine del ragazzetto occhialuto – penso con possibilità economiche alte per essere in uno stadio –, che piange perché il calcio del Brasile perde malamente. Quanto hanno giocato i mass media su questa immagine dimentichi del reale dolore in altri siti della terra! Quale è la realtà vera che ci deve preoccupare? Come aiutare questa umanità incapace di uscire con raziocinio dalla sofferenza che si auto procura?
La vita dura per le sue caratteristiche, che richiedono lavoro sudato per essere superate, viene esasperata a dismisura dalla crudeltà e dalla stupidità che alligna dentro di noi. C’è tanto motivo per essere tristi.
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