Il ciclismo italiano era in attesa. Di lui, solo di lui: Vincenzo Nibali. Non c’erano altre speranze. C’era, però, una richiesta a gran voce, un richiamo che circolava per l’aria dalla Sicilia (più che mai) in su. Diceva “Vincenzo o stavolta o mai più. Va bene il rispetto dei tuoi programmi. Va bene la rinuncia al Giro d’Italia, va bene tutto. Ma, ora, al Tour devi diventare biondo, dipingerti di giallo. Voltare pagina e dimostrare quanto vali”. Un richiamo che aveva un senso ben preciso se vogliamo anche un po’ arrogantello che, insomma, significava l’accettazione da parte dei tifosi, della sua classe ma ben lontano dall’accettare limitazioni. Insomma che pretendeva che il migliore dei nostri come tale si presentasse al mondo del ciclismo.
Le sue qualità non avevano bisogno di ulteriori conferme, mancava la dimostrazione di una conferma superiore. L’ora è scoccata al via del Tour. Con anticipazione in attesa probabilmente anche dallo stesso corridore che, però, ha fatto non solo bene, benissimo, a cogliere un’occasione tanto più gradita quanto più imprecisata. Perché stavolta avrebbe dovuto lasciarla passare per mascherarsi nel gruppo evitando sgradevoli attenzioni? Il giallo era lì a portata di mano e se l’è messo indosso “Al resto”, deve aver macinato tra sé, “si penserà poi”.
Un autentico stravolgimento delle sue tattiche che più di una volta mettevano in disparte anche grosse occasioni accontentandosi di pur buoni piazzamenti per seguire mete diverse. Stavolta no! E si è dimostrato giusto così. Il mettere del fieno in cascina – economicamente apprezzabile – non ha mai nuociuto a nessuno. E non ha certo nuociuto al nostro campione che del giallo è diventato padrone assoluto anche grazie a una squadra in gran forma.
Si potrà dire – e si dirà sicuramente – che è stato quest’ultimo un Tour di non eccezionale qualità quanto a partecipazione oltre tutto ulteriormente limitata dal ritiro di Contador. Resta, però, lo strapotere del nostro a confermare una classe da campione. Che se poi la partecipazione, appunto, era quella che passava il convento non toccava, certo, a Nibali battersi il petto. A noi interessava quella scelta tra il “dentro o il fuori”. E la risposta è arrivata in pieno.
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