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Cultura

COMPAGNO DI SOLITUDINE E LIBERTÀ

LUISA NEGRI - 25/07/2014

Solitudine e libertà. Sono loro, nel piccolo ma confortevole cottage di Clouds Hill, nascosto tra i rododendri del Dorset, le desiderate compagne di Thomas Edward Lawrence, meglio noto come Lawrence d’ Arabia, colonnello al servizio di Sua Maestà Britannica sottratto alla passione dell’archeologia e grande scrittore di lingua inglese.

Discusso protagonista della ribellione delle tribù arabe contro la dominazione ottomana, dopo la spartizione di Francia e Inghilterra dei territori liberati, si dimise, in disaccordo, dalla carica di consigliere politico degli Affari Arabi e dal titolo di viceré delle Indie. È noto anche che rifiutò la prestigiosa medaglia Victoria Cross, lasciandola nelle mani di un perplesso re Giorgio V. Proprio a Clouds Hill è ambientata la bella opera letteraria di Benedicta Froelich “Nella sua quiete”, edita da NEM (Nuova Editrice Magenta, pagine 236), che si è guadagnata meritatamente il premio Guido Morselli 2013 per il romanzo inedito e il plauso di Valentina Fortichiari, curatrice da sempre dell’opera di Morselli. Il libro è appassionata, seria ricerca di un’addetta ai lavori, scrittrice e traduttrice di storia e letteratura anglosassoni, e ottima conoscitrice del personaggio Lawrence. Ma è soprattutto un meraviglioso racconto di vita, che proprio da quel cottage, ultima e forse sola, reale dimora del colonnello, prende avvio.

L’anno è il 1935 e sarebbe stato anche l’ultimo anno dell’intensa vita di Lawrence. Proprio a partire da quella datala Froelichripercorre, in una meticolosa ricerca, giocata tra indagine storico – poliziesca e flashback psicoanalitico, le vicende del leggendario personaggio, portato sul grande schermo da Peter O’ Toole nel1962. Afarlo da ultimo incontrare con colei che gli darà la definitiva libertà, laddove la sua parabola terrena lo ha proiettato da sempre, sarà un incidente di moto, con la sua George VII, un incidente sospetto. Anche perché avviene prima che si compia l’ ultimo atto della sua movimentata esistenza, di nuovo a servizio del Suo Paese, che pure lo aveva tradito. Si trattava per lui, che tanto aveva già fatto, di un nuovo delicato impegno, ma gli sembrava doveroso accettare di fronte alla minaccia di Hitler e al paventato rischio di un imminente, secondo conflitto mondiale.

Al di là dei tantissimi elementi (si veda la ricca bibliografia) che l’autrice offre al lettore per conoscere e avvicinare il personaggio, porgendo il complesso quadro storico biografico con sapienza narrativa e leggerezza poetica, intriga soprattutto la determinazione della Froelich nell’avvicinarsi al mistero di un’anima. E anche, per conseguente necessità, ai luoghi fisici di una vita, che più misteriosa di così non potrebbe essere.

Basti solo pensare ai tanti nomi usati da T. E. per nascondere ai nemici le diverse identità della sua vita, e per cautelare se stesso, a missione compiuta, dall’ occhiuto interesse dei servizi segreti del suo stesso Paese che lo sanno depositario di verità scottanti. Prova ne è che spariranno misteriosamente dal cottage, dopo il mortale incidente del ’35, molte carte e manoscritti di T. E.

Ma dicevamo di quella voglia di solitudine e libertà che Lawrence insegue da una vita. La sua è libertà da una nascita, avvenuta il 16 agosto del 1888, oscura e colpevole per una relazione illegittima, libertà da una madre che porta in sé questa presunzione di colpa e la trasferisce sui tre figli, dispensando percosse e instillandogli pensieri autopunitivi, fino a pratiche di punizioni corporali vere e proprie. Che lo stesso Lawrence continuerà a esercitare su sé stesso anche negli anni del deserto, soprattutto dopo il ricordo delle umilianti violenze sul suo corpo da parte di feroci nemici di guerra. Libertà infine anche dal tormento di morti e stragi, compiute e subite a volte per sue decisioni: scelte di guerra, di un comandante che sa di dover lasciare sul campo anche innocenti e amici, e tanti compagni di avventure rischiose e indimenticabili: come nell’ avanzata verso Damasco l’amato Dahoum, dopo la cui morte, aveva scritto, “non avrebbe avuto più pace”.

La solitudine di Clouds Hill è finalmente l’approdo desiderato a una vita tutta per lui, che può concedergli il lusso di una casa per quanto piccola, una casa personalmente curata in tanti dettagli: ha una book-room, una music- room, e si è creato una cisterna con acqua calda, poi trasformata anche in piscina. Tutti piccoli vizi che sono grandi ricchezze per chi ha quasi sempre avuto come tetto le stelle, e come pareti le dune. E che sapeva farsi tutt’uno con la natura e il deserto, fino a sentirsene compenetrare, in estatiche visioni, facendosi simile a un granello di sabbia, particella infinitesimale del mistero da cogliere. Nella quiete del Dorset e di Clouds Hill la sua anima beduina si fa quasi borghese, scopre la presenza umana di persone autentiche nei vicini di casa, trova una figura femminile e materna nella moglie di Pat Knowles e un amico, quasi un fratello, nel rude ma intelligente vicino.

Ed è sempre qui che scrive diverse delle sue opere.La Froelichspalanca la porta della casa di Clouds Hill, dove è stata quasi in pellegrinaggio, anche al suo lettore, facendola magicamente rivivere tra le pagine. E realizza il sogno di una vita. Entrando a Clouds Hill trova Lawrence, ritrova soprattutto lo scrittore, il guerriero solo e stanco che vorrebbe riprendersi in mano la sua vita e ripartire dall’età dell’innocenza. Ma che alla fine ha scoperto come la risposta di tutto sia nell’accettazione di quanto ciascuno ha avuto e dato, nel bene e nel male che gli appartiene.

Lui è ancora lì: lì è il suo sacco a pelo, lì è il letto con la copertura di pelle, e lì sono la minuscola camera per gli ospiti e quella della musica con gli amici, pochi ma sinceri. Lì aleggiano i pensieri sospesi di Lawrence, in quella pausa di vita nella quale può finalmente interrogarsi, perché le domande di una vita sono sempre troppe. E altrettanti i nodi da scogliere, le risposte mai arrivate. Ma c’è anche il sedimento umano di chi ha cancellato se stesso, spingendosi fino al limite del possibile e dell’immaginabile, per poi tornare a ripensarsi, a rivedersi, a cercarsi, là dove tutto è cominciato e dove si deve ritornare. Per interrogarsi su una goccia di pioggia, o sulla luce di una stella.

In quel grumo sospeso di pensieri e ricordi, di coraggio e timore, Benedicta ritrova anche se stessa. La loro solitudine si fonde come in un’ amicizia esistita da sempre, in un tempo indefinito il cui doppio filo è cucito dalle parole della brava autrice e da quelle di Lawrence.

Il mistero di due vite, e di due scritture, si scioglie allora e si compenetra nelle stanze del piccolo cottage sfiorato dai rododendri. Mentre le parole di Lawrence, affidate a” I sette pilastri della saggezza”, echeggiano nel vento del Dorset :”Per anni abbiamo vissuto a stretto contatto tra di noi, nel deserto nudo, sotto un cielo indifferente”.

 

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