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Sport

HA VINTO IL MIGLIORE

ETTORE PAGANI - 18/07/2014

Anche le braccia del Cristo Redentore, aperte all’accoglienza, alla protezione e, se si vuole, anche all’accettazione della realtà. Stavolta ai Mondiali è parso dire ai brasiliani: “Che cosa volete fare è andata così!”. Ma avrebbe potuto aggiungere: “Nel dolore della sconfitta avete avuto anche un magico risveglio di passionalità, di fierezza, di buon senso”. Ed è verità sacrosanta come diversamente non avrebbe potuto essere stante la provenienza.

Le lacrime sono state quelle della passione di un popolo che di una vittoria aveva fatto un ideale. Comprensibile. Meno attesa la magnifica reazione del pubblico nella partita per il terzo e quarto posto con quell’incitamento costante ai propri colori, con quel “Brazil! Brazil!” incessantemente urlato quando tutti si attendevano la prosecuzione dei fischi della bruttissima sconfitta con la Germania.

Niente fischi ma cori di incoraggiamento come – stupendamente – un cancellare la tristezza ed il pessimismo per far posto ad un incitamento a riprendere la strada dei campioni. La vita continua, insomma. E deve continuare come una volta. Una rivincita sulla disperazione, una fede che non si spegne. Un bravo al popolo brasiliano si impone. E bravo ancor più nel gettare alle ortiche quel timore di un risveglio di quelle rivendicazioni politiche premondiali che avrebbero potuto tornare ad ardere dopo essere state sepolte sotto la cenere della speranza. Il Brasile ha perso in campo ma ha vinto fuori. E non è che si tratti di una vittoria di poco conto.

Per il resto tra una serie di alti e bassi generali è finita un po’ come, a un certo punto del torneo, si poteva pensare. Ha vinto la migliore che pur nell’approssimarsi alla finale aveva incontrato le sue difficoltà.

In un percorso strano fatto di cose strane di squadre strane. Tra le quali non è mancato il piacere di accertare il grande sviluppo delle formazioni ritenute meno qualitative che, al di là dei risultati, hanno dimostrato di avere imparato a giocare un gran bel calcio.

In ogni caso – si diceva – ha vinto la più forte togliendo all’Argentina (nella finale anche autolesionista) la soddisfazione di alzare il trofeo proprio in casa dei “cari” vicini. Il tutto senza intaccare il merito dei “mai” fortunati ma bravi olandesi.

Quanto ai nostri ci pare di avere già detto – prima dell’inizio – che non si sarebbe neppure potuto ipotizzare che il loro cammino potesse essere fiancheggiato da rose e fiori nonostante la presenza in un girone che qualcuno ha addirittura osato definire difficile pur essendo – invece – tra i più facili. A non dare garanzie era proprio la pochezza della nostra squadra per mettere assieme la quale – è il caso di ricordarlo – Prandelli ha raschiato il fondo del barile del nostro attualmente men che modesto calcio.

Prandelli stesso si è autoaccusato di avere sbagliato il progetto che si era proposto.

Non ci pare esatto. Altri progetti con il materiale a disposizione non avrebbe potuto portare a termine. È vero, invece, quel che il CT ha dichiarato affermando di aver sbagliato facendo conto su Balotelli. Questa era la “figurina” da scartare. Le altre erano poca cosa ma senza altre possibilità di scelta.

 

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